È difficile trovare un Paese al mondo di cui si sa con ragionevole certezza l’anno in cui il movimento turistico ha avuto inizio. Le Maldive costituiscono un’eccezione. Nell’arcipelago dell’oceano indiano il turismo pare sia iniziato ufficialmente nei primi mesi del 1972. Da allora le Maldive sono entrate nel nostro immaginario come sinonimo del Paradiso terrestre turistico: sabbia bianchissima, acqua turchese, palme a far ombra a lettini con vista sulle onde dell’infinito, appena oltre la barriera corallina. La perfetta declinazione della vacanza di lusso.
Così in oltre 40 anni il turismo è diventato la prima industria del Paese al punto da costituire quasi il 20% del Pil. Che poi questo abbia portato un beneficio relativo a tutta la popolazione è tutto da vedere. Perché quello che non molti sanno è come è andata avanti in questi anni l’industria turistica maldiviana. Da un lato i turisti, dall’altro la gente. Fisicamente. Perché il peculiare sistema maldiviano si è basato sulla politica «un atollo, un resort». Ovvero un’isola da sogno data in concessione a un’azienda straniera che costruisce il suo hotel di lusso tutto compreso e lo gestisce in concessione; impiegando se va bene del personale locale, ma il più delle volte lavoratori stranieri (pagati assai poco) da SriLanka e India. Un turismo che da sempre attira gli italiani, che costituiscono il secondo mercato, dopo i cinesi, per le Maldive.
Dei problemi e delle possibilità del peculiare sistema turistico delle Maldive si parlerà venerdì 19 giugno alle 19.30 ad Expo, nello spazio comune del cluster Isole, mare e cibo, in un incontro organizzato dall’Università Bicocca di Milano e dal Touring Club Italiano. A coordinare la discussione dal titolo Maldive, oltre l'atollo per un turismo di conoscenza, sarà Tino Mantarrro, redattore di Touring il mensile del Touring club Italiano, che dialogherà con Elena dell’Agnese, vice presidente dell’Unione geografica internazionale e docente dell’Università Bicocca di Milano, e con Marco Luppis, di Duomo Viaggi. Un momento per riflettere sugli effetti del turismo di lusso sull’arcipelago e tracciare nuove prospettive per lo sviluppo di un turismo differente, che abbandoni il lettino sulla spiaggia e si avvicini di più alle persone e alla cultura di chi alle Maldive vive.