Il recente inserimento da parte dell'Unesco delle Dolomiti nel Patrimonio dell'Umanità ha determinato, specie fra gli appassionati di montagna e di turismo alpino, un coro di soddisfazione per il giusto riconoscimento a un gruppo montuoso molto particolare e di grande fascino che solo il nostro Paese è in grado di vantare.

A prescindere dalle immediate successive polemiche sorte fra le provincie di Bolzano e Belluno su dove dovrà essere la sede degli uffici che sovrintenderanno tale Patrimonio, un quesito che sorge spontaneo è quello del miglior e più rispettoso utilizzo di questo bene.

Subito si è pensato che tale inserimento nella lista del Patrimonio mondiale determinerà un notevole incremento del flusso turistico verso quei luoghi. Ciò è molto positivo per l'economia delle vallate che si dipartono da quelle cime, anche se  aumenta la preoccupazione per il rischio di un eccessivo carico turistico su un territorio già fragile e dal difficile equilibrio come è quello dell'alta quota.

Un'altra domanda che ci si può fare è relativa a che cosa il nostro Paese è in grado di offrire in termini di managerialità turistica su questo specifico fronte. Serviranno più che mai persone preparate che sappiano istruire, promuovere e organizzare eventi in montagna legati alla natura e alla cultura delle Alpi. Infatti aspettiamoci che in futuro giungano sulle Dolomiti persone completamente impreparate all'ambiente montano, sia in termini culturali, sia in termini pratici.

E a questo proposito capita forse al momento giusto il nuovo corso di laurea interfacoltà in Scienze e cultura delle Alpi presso l'Università di Torino che ha l'obiettivo di formare una figura di laureato in grado di riconoscere i beni presenti nello spazio alpino per organizzarne una fruizione sostenibile al fine di tutelare e valorizzare il territorio anche sotto il profilo culturale.

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