Onore, vittoria e coraggio sono spesso parole legate alla guerra, in particolare alla Grande Guerra dove i nostri bisnonni o i nostri nonni hanno combattuto con valore, spesso perdendo la vita in cambio di medaglie. Ma la guerra è anche (soprattutto) paura, fetore e crudeltà, come traspare magistralmente nell'opera I nuovi volumi della Kultur tedesca (nella gallery) dell'artista Mario Sironi (datata 1915) che ritrae un soldato tedesco impugnare con soddisfazione una spada grondante sangue mentre ai suoi piedi giace il corpo del nemico straziato. Non è un caso se proprio quest'opera è stata scelta come immagine-manifesto della mostra “Sironi e la Grande Guerra”, ospitata dal 22 febbraio al 25 maggio al Palazzo de' Mayo di Chieti. La mostra, allestita dalla Fondazione Carichieti e curata da Elena Pontiggia, apre in Italia le riflessioni sul centenario della Grande Guerra (iniziata il 28 luglio del 1914),  evidenziando i modi in cui l'arte ha interpretato uno degli eventi più drammatici della storia contemporanea.
 

SIRONI. Cuore della mostra è la figura di Sironi e il modo in cui l'artista ha raffigurato la Grande Guerra, per la quale partì volontario nel 1915 arruolandosi nel Battaglione lombardo volontari ciclisti e poi nel Genio. Le sue opere sono dunque testimonianze di un'esperienza vissuta in prima persona con tutte le sue contraddizioni: dall'epicità rappresentata nella sua monumentale Vittoria alata (nella gallery), alla crudeltà della già citata I nuovi volumi della Kultur tedesca, fino al tema della morte, compagna silenziosa e subdola di ogni soldato, che Sironi ha ritratto con macabra ironia nell'opera Chiaro di luna (nella gallery). Non mancano le vignette satiriche contro gli Austro-tedeschi, realizzate dall'artista tra il 1915 e il 1918 come Sarabanda finale (nella gallery), opera disegnata per la rivista “Il Montello” per celebrare la vittoria nel novembre del 1918. Completano la rassegna delle opere di Sirone i ritratti fugaci di soldati e ufficiali conosciuti sotto le armi.
 

GLI ALTRI ARTISTI. È l'arte di Sironi la protagonista di questo allestimento ma non mancano le opere di altri artisti, il sottotitolo della mostra infatti recita “L'arte e la prima guerra mondiale dai futuristi a Grosz e Dix”. È interessante a questo proposito osservare le chiavi di lettura, spesso diametralmente opposte, che sono state date al medesimo evento. Se Plinio Novellini ha evidenziato come la vittoria sia un angelo (o un fantasma) che aleggia sugli eserciti nei campi di battaglia, con la sua opera Allegoria della Vittoria sull’esercito in marcia (nella gallery), Gaetano Previati al contrario, con Gli orrori della guerra (nella gallery) ha messo in luce il dramma dei civili, costretti a fuggire da una guerra che neanche possono combattere. Malinconica e romantica è invece l'opera L'addio di Anselmo Bucci per il quale la guerra può essere raccontata con l'immagine di una donna su un balcone che fuma languidamente una sigaretta mentre un treno porta via il suo amato che forse non rivedrà più.
 

SCHEDA TECNICA
 

Sede espositiva: Chieti, presso lo Spazio Esposizioni Temporanee di Palazzo de' Mayo in Corso Marrucino, 121
Apertura al pubblico: dal 22 febbraio al 25 maggio 2014
Orario: dal martedì al venerdì dalle 10 alle 13, sabato e domenica dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 20. Lunedì chiuso.
 

Ingresso gratuito.
 

Info: www.fondazionecarichieti.it.