A volte ritornano. Dopo qualche tempo, rispuntata la polemica sulle trivellazioni al largo delle isole Tremiti, nel parco nazionale del Gargano. Merito, si fa per dire, di un decreto del governo approvato giusto prima del 25 dicembre che autorizza ricerche petrolifere davanti all’arcipelago pugliese. Una storia che va avanti da almeno 5 anni, con ripetuti tentativi di dar il via alle esplorazioni, proteste di associazioni ambientaliste (tra cui più volte il Touring, che alle Tremiti vanta anche uno dei suoi Villaggi) e residenti, ricorsi, pareri del Tar, rinvii, sospensioni, proposte di referendum e tentativi di cambiare le carte in tavola a giochi aperti. Ma andiamo con ordine.
I FATTI
Il 22 dicembre con un decreto del governo, il numero 176, viene rilasciato alla società Petroceltic Italia il permesso B. R274EL per effettuare ricerche petrolifere su una superficie di 373,3 chilometri quadrati in uno specchio di mare antistante le isole Tremiti. La concessione viene rilasciata a fronte del pagamento di un canone annuo pari a 5,16 euro per chilometro quadrato, ovvero per la cifra totale di 1.928,292 euro. La concessione dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) riguardare un territorio che si dovrebbe (altro condizionale) trovare oltre le 12 miglia dalla costa che la nuova legge prevista dal patto di Stabilità (approvato il giorno dopo, il 23 dicembre) indica come limite minimo per le esplorazioni.
Con un gioco di parole vien da chiedersi: che cosa permette questo permesso? Al momento non si tratta di trivellazioni, va detto chiaramente per non rinnovare polemiche e giochi delle parti che distolgono dall’attenzione sul nocciolo della questione. Sono esplorazioni, ovvero sondaggi per capire se nel tratto di mare in questione esistano o meno giacimenti di gas o idrocarburi che varrebbe la pena sfruttare. Per cui di trivelle che svettano al largo delle Tremiti non se ne parla. Almeno in questa fase. Ma le esplorazioni non sono certo operazioni neutre e poco invasive. Non in questo caso.
In questo caso le esplorazioni vengono fatte con un metodo che si chiama tecnicamente Air Gun. In pratica si tratta di utilizzare una nave che lancia delle onde rumorose di aria compressa verso il fondale marino ogni dieci secondi, la fa 24 ore al giorno per diversi giorni. Queste onde sonore vengono riflesse dagli eventuali depositi di gas e di petrolio che così vengono individuati. Questo metodo secondo le associazioni ambientaliste disturba la vita di diverse specie marine, soprattutto i cetacei, alterandone il comportamento. Secondo l’istituto norvegese di ricerca marina questo metodo influisce anche sulla pesca, che intorno alla sorgente sonora diminuisce fino al 50%.

LA POSIZIONE DEL TOURING

Per il Touring Club Italiano il via libera alle esplorazioni al largo delle Tremiti rappresenta un pericoloso “ritorno al passato” per varie ragioni, in primo luogo quella ambientale, ma anche per il turismo, sul quale si basa l’attuale assetto socioeconomico dell’area. La Puglia rappresenta turisticamente una delle regioni più dinamiche del Sud: il valore aggiunto delle attività turistiche (alberghi e ristoranti) supera il miliardo di euro (è la decima regione in Italia, terza tra quelle del Sud dopo Campania e Sicilia) e costituisce il 5% del totale regionale. Inoltre, il settore dà lavoro a 65mila persone, pari all’8,5% degli occupati totali. Il turismo in Puglia – nonostante la crescita degli ultimi anni – ha ancora grandi potenzialità, soprattutto se si guarda ai flussi incoming che oggi non superano il 20% sul totale delle presenze. Minare l’equilibrio ambientale dell’area significa ipotecare uno sviluppo intelligente del territorio.

Nello stesso tempo il Tci plaude alla decisione della Corte Costituzionale, che oggi ha ammesso il referendum contro le esplorazioni sugli idrocarburi. “Perché procedere a esplorazioni per la ricerca di idrocarburi - afferma Franco Iseppi, Presidente del Touring Club Italiano - quando a tutti i livelli non si fa altro che parlare di energie rinnovabili e rischio di inquinamento da scongiurare? Bisognerebbe finalmente capire che il vero petrolio qui, in questa area meravigliosa, sono la sua biodiversità e la potenzialità turistica: un turismo strettamente legato e dipendente dalla preziosa qualità ambientale che va migliorata e salvaguardata invece che compromessa.”

LE ALTRE REAZIONI
Non appena Angelo Bonelli della Federazione dei Verdi ha scoperchiato la pentola, il 10 gennaio, denunciando quel che complice le vacanze era passato sotto traccia la polemica è nuovamente esplosa. Se nel 2011 era stato Lucio Dalla a dar voce alla protesta dei residente delle Tremiti mobilitandosi non «come cantante, ma come cittadino del mare» e come residente temporaneo delle isole, adesso sono i politici locali e non a ribellarsi.
Il sindaco, Antonio Fantini, l’ha messa sull’ironia. «Di fronte a questa somma (i 2mila euro annui di canone per la concessione) cosa vuole che le dica: serviranno per risanare le casse dello Stato». Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano - che lamenta di essere stato informato solo a cose fatte - , è stato più duro: «Le Regioni che hanno proposto i Referendum non devono fare un passo indietro. Devono sollevare il conflitto di attribuzione e iniziare subito la campagna referendaria perché trivellare il nostro mare è una vergogna e una follia». Il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guida, risponde che le polemiche sono pretestuose e strumentali, visto che non si tratta di trivellazioni ma di solo di ricerche. Ma come si è visto anche le ricerche svolte con il metodo dell’Air Gun possono essere dannose. Fonti giornalistiche inoltre fanno notare che la società in questione, la Petroceltic Italia, non naviga in ottime acque, anzi. E una nuova concessione sarebbe un bell'asset che ne accrescerebbe il valore in vista di una futura vendita a qualcuno di più grande interessato allo sfruttamento.

 
UNA FRETTA SOSPETTA
A ogni modo, quel che suona sospetto in tutta questa vicenda – oltre all’opportunità di procedere a esplorazioni per la ricerca di idrocarburi quando a tutti i livelli non si fa altro che parlare di energie rinnovabili, rischio di inquinamento da scongiurare e quindi la pratica idrocarburi dovrebbe semplicemente essere archiviata – è la tempistica. Il 23 il governo approva una legge che vieta le trivellazioni a meno di 12 chilometri dalla costa (evitando così di fatto il referendum perché viene incontro ad alcune delle richieste). E il 22, un giorno prima, approva un decreto che ne autorizza diverse (seppur solo come esplorazioni).
Perché tutta questa fretta? Forse qualcuna di queste esplorazioni approvate si trova in una zona di confine? Quella delle Tremiti (così come quella dell’Ombrina in Abruzzo) già una volta era stata bloccata e per il verde Bonelli a essere precisi sarebbe «in alcuni tratti a 11,878 miglia dalla costa». Nell’approvare la legge di stabilità poi il governo non specifica se quanto prescrive vale anche per le concessioni già esistenti, o solo per quelle future. Per cui, a scanso di equivoci, meglio approvare tutto un giorno prima che un giorno dopo. Lasciando così spazio alle possibii interpretazioni e alle, giuste, polemiche. Come cantava Lucio Dalla? «Com’è profondo il mare». Come è torbido il mare, alle volte.