Un anno di vita e già ha superato la soglia dei 500.000 visitatori che gli è valso l’ingresso tra i primi dieci musei italiani per numero di ingressi. Il Muse (Museo delle Scienze di Trento), sabato 19 luglio, ha festeggiato il suo primo compelanno (foto in gallery) con una grande festa, #MUSEBigBang e l’apertura di un nuovo spazio: il Maxi ooh! (“ooh” come “meraviglia”), disegnato dal Renzo Piano Building Workshop e dedicato ai bambini da 0 a 5 anni.
Abbiamo partecipato a #MUSEBigBang, visitando il museo e ascoltando i concerti in programma, ma abbiamo soprattutto trascorso una giornata a contatto con lo staff, per capire cosa significhi lavorare in uno dei musei più all’avanguardia d’Italia e per spiegarvi  5 buoni motivi per fargli visita.
COS’È IL MUSE? È un museo, perché è una “raccolta di oggetti avente interesse storico-scientifico”; è un’opera d’arte (disegnata dal Renzo Piano Building Workshop) che rimanda alla forma delle vette alpine e alla lucentezza dei ghiacciai, ma non solo. Il Muse è anche un luogo da vivere, grazie ai numerosi eventi e alle sue attrazioni in continua evoluzione.
5 MOTIVI PER VISITARE IL MUSE.
1. MULTISENSORIALITÀ. Ciò che colpisce del Muse è che si può vivere con gli occhi, grazie ai reperti da ammirare (tra cui un enorme scheletro di balena). Il Muse però si vive con tutti i sensi: con l’udito, grazie alle spiegazioni fornite dal personale; con il tatto, perché gran parte delle “attrazioni” invita il visitatore ad un’interazione fisica, ma anche con il gusto e l’odorato, basta prenotare una visita alla serra tropicale per immergersi negli odori e nei sapori di terre lontane.
2. IL MAXI OOH!  Avvicinare i bambini alle scienze, aiutarli a capire che la scoperta è un gioco che aiuta a stringere legami con i coetanei ma anche con i genitori è uno degli obiettivi del Muse. Una della parole che ho sentito più spesso al museo è “babult” (bambini + adulti). Il nuovo spazio “Maxi Oh!” si basa proprio su questo. A piedi nudi i bambini (fino a 5 anni) entrano in un’area di un bianco etereo e scelgono una delle tre sfere (foto in gallery), ciascuna focalizzata su un senso. Accompagnati da un adulto entrano nella sfera e così comincia l’esplorazione. Non ci sono noiose spiegazioni ma sono i piccoli visitatori che, toccando, muovendo oggetti o spostandosi, modificano l’ambiente col quale interagiscono.  La prima è la sfera del tatto, con il suo pavimento multisensoriale e le proiezioni sulla parete che si modificano in base al tocco o ai movimenti: poi c’è la sfera del suono, dove è possibile dare un’immagine alla voce, sotto forma di palline colorate; infine c’è la sfera “interactive toilet”, che trasforma un’azione quotidiana come l’andare in bagno in un’esperienza giocosa e colorata.
Per i più grandi (dai 5 ai 10 anni) c’è, qualche piano più in alto: “Esplora il bosco”. Le attività avvengono all’ombra di un grande albero. Lì i bambini possono scoprire la natura grazie a un gioco interattivo da fare in 4, “acchiappa la pappa”, per capire cosa mangiano gli animali del bosco e grazie alle attività che permettono loro di scoprire la natura attraverso i 5 sensi.
3. LO STAFF. Cuore pulsante del Muse, lo staff è uno dei punti di forza di questo museo. Ragazzi e ragazze (ma non solo) con le maglie azzurre o arancioni che, anche quando sono stanchi (perché il lavoro da fare al Muse è tanto e spesso faticoso), sono sempre capaci di sorridere e pronti a dare una spiegazione. Quello che abbiamo compreso in questa breve giornata è la distinzione tra “coach” e “pilot”. I coach possono essere considerati della guide, ma al Muse questo concetto si amplia: per “guidare” una congrega di bambini non basta essere professionali e competenti, è necessario stupirli, interessarli, divertirli e incuriosirli. Non è facile. I pilot invece sono presenti a tutti i piani per dare informazioni a chiunque volesse sapere qualcosa in più del museo e aiutare i visitatori a fruire nel modo migliore dell’esperienza.
4. L’ARTE. Basterebbe la struttura progettata da Renzo Piano a rendere il Muse un’attrazione degna di visita. La forma che riprende il profilo della montagna, i vetri della sua facciata e lo specchio d’acqua che evocano la lucentezza dei ghiacciai e poi l’interno, dove tutto è sospeso, secondo il principio dell’assenza di gravità. Basterebbe questo, ma il Muse, con il suo primo compleanno ha lanciato l’iniziativa “Muse En plein air”, un vero e proprio museo all’aperto nei giardini del quartiere “le Albere”, che ospita il museo. Fino a novembre lo spazio esporrà opere di artisti contemporanei, ma oggi i visitatori possono ammirare le sculture di Bruno Lucchi (foto in gallery), opere che sembrano appartenere a un passato fuori dal tempo, romantiche come i resti di un’antica civiltà progenitrice e mai dimenticata.
5. TRENTO. È il quinto motivo per visitare il Muse. Una città bellissima, come una perla incastonata tra le montagne, dove regna la calma e il piacere delle piccole cose vere, per cui vale la pena vivere. Un giro nel piccolo centro storico con le sue case affrescate, una passeggiata sulle montagne e una visita ai paesi vicini, sono tra le opportunità che un weekend a Trento può offrire.  Certo questo non basta per descrivere questo luogo ma vi assicuriamo che il Muse non poteva che sorgere qui.
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CREDITS FOTO:
Foto nell'articolo:  Enrico Pretto
Foto in gallery: Andrea Molinari (Foto 6 - sfera Maxi Ooh! esterna), Rene Riller (Foto 7 - interno sfera Maxi Ooh!), Enrico Pretto (Foto 9 - Esplora il bosco). Marco Lovisco (altre foto).