Per tutto maggio 2017, il sito del Touring Club Italiano - in collaborazione con Hertz - seguirà il Giro d'Italia edizione numero 100, che partirà il 5 maggio da Alghero per concludersi il 28 maggio a Milano. A raccontarci le tante storie del Giro d'italia 2017 sarà Gino Cervi, scrittore e giornalista, nonché cultore di storia del ciclismo, autore di volumi di storia dello sport e curatore di guide turistiche (tra cui molte del Touring Club Italiano). Seguiteci lungo le strade del nostro Bel Paese!
Perché Luigiane? Avranno avuto il tempo di chiederselo i fuggitivi di giornata che, partiti in cinque subito dopo la partenza di Reggio Calabria, a una decina di chilometri dall'arrivo si giocano in tre la vittoria sul traguardo delle Terme Luigiane?
 

Tappa tutta calabrese quella del Giro d'Italia del Centenario che riporta i girini sul continente, e tutta litoranea e tirrenica, prima di Marina di Fuscaldo, dove ci si lascia il mare alle spalle per salire verso la montagna. Il comune si chiama Acquappesa, che la dice tutta sulla più antica e celebre stazione di cura della Calabria: Terme Luigiane, appunto. Circa l'antichità del sito, ovviamente non potevano che essere citate “già da Plinio il Vecchio”, il più grande operatore di marketing territoriale dai tempi dei romani. Aquae putidae, ma senza offendere. Intorno alla metà del 1850 un medico napoletano, Giovanni Pagano, pubblicava un libello intitolato Trattato sulle acque termominerali luigiane di Guardia Lombarda.
All'epoca infatti il sito era ancora nel comprensorio di Guardia Piemontese – un tempo detta Lombarda – per via del fatto che tra il XII e il XIII arrivarono qui, dal Piemonte, e in particolare dalla valle Angrogna e dalla val Pragelato, comunità di valdesi, in fuga dalla povertà e dall'intolleranza religiosa. Qui si insediarono fino a quando, a metà Cinquecento, la mano pesante della Controriforma non arrivò fino a qui: il cardinale Michele Ghislieri, fatto poi papa nel 1566 per evidenti meriti, scatenò contro i valdesi una violenta persecuzione. Anche i poveri fuoriusciti calabresi ci lasciarono le penne. A Guardia Piemontese ancora qualcuno parla il guardiolo, che fa di questo paese un'isola linguistica occitana in terra meridionale.
UN PRINCIPE BORBONE
“Sì, ma perché Luigiane?” insistono i tre in fuga. Perché il suddetto Pagano ringraziò in questo modo il principe Luigi di Borbone delle Due Sicilie, fratello del re Ferdinando II, patrocinatore dello sviluppo medico-scientifico del luogo. Il principe Luigi aveva lo sghiribizzo delle scienze naturali: aveva tra le altre cose fatto arrivare dal Brasile – che frequentava, avendo sposato Gennara di Braganza, la figlia dell'imperatore Pietro I – due gimnoti, ovvero due anguille elettrofore per esperimenti sull'elettricità.
Ora che sanno finalmente perché c'è di mezzo Luigi, i tre fuggitivi possono dedicarsi alla conquista della tappa: molla l'austriaco Lukas Pöstlberger, primo vincitore a Olbia e prima maglia rosa; e il duello si riduce al belga Jasper Stuyven e allo svizzero Silvan Dillier. Chi la dura la vince, visto che dopo oltre 200 km di fuga di scatto neanche a parlarne: e a cedere un metro dopo del belga è Dillier. Ma non poteva che andare così, lo si sarebbe dovuto sapere in anticipo. Dillier è nato a Baden, sulla riva destra del Limmat, a 25 m da Zurigo, ma soprattutto centro termale conosciuto fin dall'epoca romana. Ci scommetto che c'è sempre di mezzo Plinio il Vecchio.
UN TRULLO DI TASMANIA
Vista dall'alto, Alberobello, nella pura luce del mattino, appare come una città orientale; color grigioscuro per via dei tetti conici a scaglie, pullulante, minuta, squisita. L'Oriente è nel colore bianco accecante dei muri, in questa minuzia di fragili edifici bassi e piccoli, nell'assenza di fabbricati di cemento. […] Il luogo è davvero riposto nel tempo. Tutto, strade e trulli, vi suggerisce la pace e un fresco riposo. Lieve profumo di fiori, armonie di conversazioni sommesse. Ogni trullo diverso dall'altro: variazioni sul tema comune a tutti, della porticina sempre aperta sulla strada, del cortiletto interno, e ambienti freschi, immaginati, mai visti. Si ha come la sensazione di essere finalmente arrivati, di potersi fermare a vivere in questo paese, irreale e pur cosi reale.” Su Le Vie d'Italia, 1957 - la rivista edita dal Touring Club Italiano - così scriveva di Alberobello e dei suoi trulli un reporter del Touring, Flavio Colutta.
Piccolo, raccolto, compatto come un trullo, ieri tra il bianco accecante della calce e le chiancarelle grigie dei tetti conici, è sbucato primo sulla linea del traguardo l'australiano Caleb Ewan. Pochi centimetri lo hanno visto vincitore ai danni di don Fernando Gaviria, l'acrobata, che si è infilato dove di solito non passa il gatto, tra transenne e avversari. Poco dietro, l'irlandese Sam Bennet. Australia, Colombia, Irlanda. Il Giro è globale. Caleb Ewan è una pallottola sparata. 61 kg compressi in 165 cm. Dal trullo è passato dalla porticina. Ha ventitré anni a luglio, un nome ebraico – Caleb era tra gli esploratori che Mosé inviò in cerca della Terra promessa – e il volto asiatico: ha una mamma sudcoreana. È il trentesimo australiano a vincere una tappa al Giro, dopo che, esattamente trentacinque fa, nel 1982, Michael Wilson, che correva per la sanmarinese Alfa-Lum di Primo Franchini, inaugurò la tradizione vincendo la seconda tappa, la Viareggio-Cortona.Ma al contrario di quanto scriveva Colutta, ad Alberobello non siamo finalmente arrivati. E si riparte per un'altra tappa.

 

Il "Giro del Touring" è realizzato in collaborazione con Hertz, partner storico dell'associazione, che ha messo a disposizione di Gino Cervi una vettura ibrida Hertz Green Collection per seguire le tappe della Corsa Rosa. 
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