L'allarmismo è quello consueto, quasi che imparare dagli errori non fosse possibile. Come qualche anno fa per la Sars, la Sindrome acuta respiratoria grave che contagiò circa 10mila persone, anche oggi l'allarme Ebola rischia di mettere a soqquadro il mondo del turismo e dei viaggi. I titoli come sempre sono eccessivi e ingiustificati: «Ebola, paura per chi viaggia». «Ebola, confini bloccati». E via con il terrorismo mediatico che ingigantisce tutto e aggiunge un'altra vittima al conto già salato: la geografia.
 
Parliamo chiamo: l'epidemia di Ebola esiste e dove colpisce, colpisce duro. Da quando si è diffusa, il 22 marzo scorso, più di 13mila persone in Guinea, Liberia, Nigeria e Sierra Leone sono state infettate. Di questi 13mila casi più 4900 si sono conclusi con un decesso: un tasso di mortalità altissimo. Che conferma la pericolosità di questa malattia pare trasmessa dai pipistrelli scoperta nel 1976, quando in Congo ci fu un'epidemia che causò 431 morti su 602 casi di persone infette. Da questa primavera Medici Senza Frontiere è un prima linea con le sue cliniche mobili, gli ospedali da campo e il suo personale per cercare di arginare e controllare l'epidemia laddove è scoppiata: in Guinea, nella zona di Gueckedou. E poi in Liberia e in Sierra Leone.
 
TRE STATI COINVOLTI: SIERRA LEONE, GUINEA E LIBERIA
Ma appunto, l'epidemia di questi mesi, la quinta in 38 anni, è confinata a un'area ben precisa dell'Africa occidentale che comprende tre Paesi: Sierra Leone, Guinea e Liberia. Nella popolosa Nigeria, dove pure si erano registrati alcuni casi, pare sia stata debellata. Mentre in Senegal - che confina con la Guinea - si è registrato un solo caso di Ebola, peraltro di uno studente proveniente dalla Guinea. In Mali ci sono notizie di questi giorni di un solo caso, una bambina arrivata dalla Guinea, ma la situazione è sotto controllo.

 

Dunque, a rigor di logica e senza farsi prendere dal panico, le uniche nazioni da evitare per i viaggiatori sono Sierra Leone, Guinea e Liberia. Tre Paesi che certo non sono in testa alla classifiche turistiche del continente. Secondo i dati del locale ministero del turismo, in Sierra Leone nel 2013 erano arrivati 13.338 vacanzieri. In Guinea e Liberia poco di più. Solo che le psicosi quando partono non guardano mappe e confini: e allora in men che non si dica Ebola e Africa sembrano essere sinonimi. Paesi come l'Etiopia, distante 3mila chilometri dal focolaio, lamentano cali di prenotazioni. Con tour operator che ricevono telefonate allarmate per capire come è la situazione dalle loro parti. Lo stesso in Uganda e in Kenia. Il sito americano Safaribookings.com che gestisce tour in tutta l'Africa segnalava un calo generalizzato delle prenotazioni con punte del 70%. Mentre l'organizzazione mondiale del turismo ha previsto un calo del turismo in Africa nel 2014 tra il 4 e il 6%. Un dato ottimistico.
 
EBOLA METTE IN GINOCCHIO IL TURISMO. SENZA GIUSTIFICAZIONI
Il piccolo Gambia che in questi anni cercava faticosamente di affermarsi come destinazione marittima alternativa è in ginocchio. Per questo Natale le prenotazioni sono crollate del 60% nonostante gli sforzi del governo che ha enfatizzato come nel Paese non si siano registrati casi di Ebola. Fatte le debite proporzioni, è come se un turista americano annullasse le sue vacanze in Alto Adige perché ha sentito di un alluvione in Sicilia. Una pura follia geografica. Allora la parola d'ordine è una: state calmi. Evitate Sierra Leone, Guinea e Liberia. E studiate la geografia.
 
Info: Per seguire l'evoluzioine dell'epidemia di Ebola in Africa occidentale una delle fonti più accreditate è questo storyboard realizzato dal NyTimes e in continuo aggiornamento.