Ore 20.25 del 31 ottobre, auditorium dell’Expo 2010 di Shanghai: il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-Moon, e il presidente del Bureau International des Expositions Pierre Lafon consegnano al sindaco di Milano, Letizia Moratti, la bandiera del Bie ammainata dal pennone più alto dell’Expo 2010 di Shanghai. Cala il sipario sull’esposizione universale dei record. Come recita il sito dell’Expo, 73,08 milioni di visitatori col dato monstre del 16 ottobre scorso, che ha visto presenti ben 1 milione e 32.800 spettatori. E, ufficiosamente, si parla di 1,4 miliardi di euro di introiti per gli organizzatori.

Obiettivi radicalmente diversi per l’Expo 2015 di Milano. Prima di tutto per la composizione del pubblico: il 97% dei visitatori a Shanghai era cinese, materializzando il progetto di una esposizione destinata in prevalenza al pubblico domestico, un “far conoscere il mondo ai cinesi”. Non può essere e non sarà così nel 2015, per un’ovvia vocazione dell’Expo milanese a confrontare le proprie tesi con visitatori di tutto il mondo. E poi per i numeri in gioco: Giuseppe Sala, amministratore delegato di Expo 2015, parla apertamente di un obiettivo nell’ordine di 20 milioni di visitatori.

Quello che è certo, per Milano 2015, è che i prossimi cinque anni non saranno una passeggiata. Senza entrare nel merito delle polemiche che finora hanno accompagnato l’edizione italiana della manifestazione, un dato dà molto da pensare. Secondo un recente (settembre 2010) sondaggio Ipsos-Tci e pubblicato su TurisMonitor2011, il 49% degli italiani non sa indicare dove si svolgerà l’edizione 2015 dell’Esposizione Universale e solo il 15% di chi è al corrente della manifestazione ritiene molto probabile una sua visita a Milano 2015; ben il 36% (come media generale, perché nel Nord-Est si tocca il 47% e il 46 in Centro Italia) considera del tutto improbabile recarsi all’Expo…

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