Si chiama etichettaEnergia, esiste dal 2002 e dal febbraio scorso si può applicare anche ai veicoli usati. La sua funzione è indicare ai possibili acquirenti di autovetture, con la stessa utsata per gli elettrodomestici, il livello di (in)compatibilità ambientale del veicolo, così da fornire uno strumento di grande immediatezza pratica, facilitando la scelta del prodotto in chiave ecologica. In più, molte autorità locali e alcune compagnie di assicurazioni offrono sconti e facilitazioni a chi opta per i mezzi di classe massima.

C’è un solo problema: l’unico Paese in cui si può usare è la Svizzera.

Nonostante promesse pubbliche e sollecitazioni più o meno ufficiali del Parlamento Europeo, infatti, la commissione Ue di Bruxelles non è mai riuscita a portare alla discussione finale una direttiva che costruisse un meccanismo di etichettatura energetica comunitaria, basato sull’incrocio tra i consumi di carburante e le emissioni di CO2 registrati in fase di omologazione, veicolo per veicolo.

Nessun dato in più da rilevare, sia chiaro, ma la semplice costruzione di classi di qualità decrescenti dalla A alla G, come realizzato (e a mano a mano aggiornato con cadenza annuale) dall’Ufficio federale svizzero per l’energia. Ufficio che ha messo online un pratico “calcolatore” per permettere a chiunque, in pochi passaggi, di determinare l’etichetta della vettura che lo interessa: i dati disponibili riguardano tutti i mezzi con peso inferiore a 3,5 tonnellate e non più di 9 posti, ovviamente in vendita in Svizzera. Nella galleria fotografica, due esempi, uno riferito alla Fiat Panda a benzina, l’altro al suv Jeep Cherokee con motore diesel.

Anche in Francia, dove dal 2006 i costruttori locali avrebbero dovuto dare vita a un’etichettatura ecologica, l’iniziativa è rapidamente “finita in fanteria”. L’unico tema sul quale l’Unione Europea è riuscita a incidere è quello delle emissioni di CO2, il cui livello deve essere obbligatoriamente indicato sulla scheda che accompagna ogni auto nuova esposta nei saloni. E per i consumatori più attenti? L’unica chance è documentarsi attraverso il sito dell’Ufficio federale svizzero per l’energia, in attesa che qualcuno a Bruxelles si svegli.