Dici Prato e pensi subito ai cinesi, quasi centomila secondo alcune stime, che popolano la città lavorando in decine e decine di capannoni cucendo borse e abbigliamento in condizioni al limite della legalità. Eppure Prato ha un lato positivo, anzi più di uno.
 
Oltre a un centro storico ben tenuto, a un Duomo che conserva affreschi di Filippo Lippi, a un Palazzo Pretorio spesso e volentieri sede di eventi culturali, la città ha una collezione di arte contemporanea di tutto rispetto: quella legata alla famiglia Pecci. Per valorizzarla e per dare spazio anche a mostre temporanee di respiro internazionale il Centro Pecci è stato ampliato grazie all'intervento dell'architetto Maurice Nio che ha letteralmente fatto atterrare un'astronave su Prato.
 
 
LA FINE DEL MONDO
“Aprire un centro espositivo è un'impresa già di per sé complessa, ma qui a Prato abbiamo voluto strafare”, inizia così il suo intervento di presentazione del Centro Pecci Fabio Cavallucci chiamato a dirigere l'impresa e prosegue: “Abbiamo voluto inaugurare il nuovo edificio con una grande mostra internazionale, affrontanto un tema, la fine del mondo, che appare di per sé una sfida, puntando nel contempo a far incontrare le arti visive con la musica, il teatro, la danza, il cinema, e provando a rinnovare in qualche grado il sistema espositivo tradizionale, ossia reinventando il concetto di mostra”. E dopo aver visto in anteprima il risultato finale bisogna dire che la sfida è alta, ma il risultato è piuttosto positivo.
 
A vederlo dal vivo il Centro Pecci ha effettivamente una forma già di per sé curiosa ma, una volta entrati, chiaramente funzionale allo spazio espositivo. Non si rischiano errori di lettura de La fine del mondo. Si salgono le scale e si gira a destra per una visione in senso orario delle opere che raccontano evidentemente una storia.
 
 
AL SECONDO GIRO ANCHE MEGLIO
Le opere esposte raccontano del mondo di oggi, dello stato di incertezza e della difficoltà di capire i grandi cambiamenti in corso. Nel Centro Pecci ci sono lavori di artisti affermati e noti anche al grande pubblico e opere meno conosciute o di giovani in corso di affermazione che, allestite vicino a mostri sacri come Francis Bacon e Lucio Fontana non perdono né in qualità né in potenza. Effettivamente le arti coinvolte sono non solo figurative, anzi. Dalle foto di Sugimoto alle enormi radici di Henrique Oliveira, dai video di Björk realizzati per il MoMa di New York ai video delle Pussy Riot, la sequenza incuriosisce e coinvolge il pubblico con riferimenti culturali molto diversi fra loro, ma che in qualche modo dialogano alla perfezione. Il colpo di scena arriva quasi alla fine con i 99 lupi (non veri, ma repliche in plastica) dell'artista cinese Cai Guo-Qiang che ha realizzato l'opera una decina di anni fa per il Guggenheim di Bilbao.
 
 
Ed è proprio a quell'esempio virtuoso a cui fa riferimento Matteo Biffoni, sindaco di Prato ed entusiasta sostenitore del Centro Pecci, che fa notare comunque che l'opera di ampliamento è costata in realtà molto meno (14 milioni di euro) del Guggenheim nei Paesi Baschi. Sicuramente l'architettura-scultura di Maurice Nio attirerà migliaia di visitatori da tutto il mondo, ma non rimarrà un involucro vuoto né una cattedrale nel deserto. Prato è pronta a mettersi al centro della cultura contemporanea italiana e non è la fine del mondo.
 
 
INFORMAZIONI
Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci
Viale della Repubblica 277 - Prato
Da martedì a domenica 11:00-23:00; lunedì chiuso

Ingresso ridotto per i soci Tci.