Dieci giornate intense di eventi, tra proiezioni, incontri, convegni, dibattiti, presentazioni di libri, mostre. Il Trentofilmfestival, giunto al 63° anno e diretto da Luana Bisesti, iniziato il 30 aprile e concluso il 10 maggio (ma con un'appendice a Bolzano al teatro comunale di Gries l'11 e il 12 maggio e un dopofestival a Milano dal 18 al 24 maggio allo Spazio Oberdan) ha ancora una volta soddisfatto tutti.
Contenti gli amanti dell'arrampicata e dell'alpinismo grazie ai numerosi film in programma, ma anche ai dibattiti, agli incontri (memorabili le due serate-evento con Armando Aste, la prima, e con la coppia Reinhold Messner ed Hervé Barmasse il giorno seguente) e al fenomeno Street boulder contest, con i giovani che si arrampicavano dalla strada su per i palazzi; contenti i cultori della montagna intesa come territorio da vivere, da proteggere e da promuovere e conoscere, grazie ai diversi film su usi, costumi, tradizioni e natura; soddisfatti coloro che a Trento vogliono vivere attraverso la mediazione dello schermo tante avventure in luoghi remoti, conoscere popolazioni lontane e ambienti irripetibili.
Il più antico film festival della montagna (nato nel 1952) ancora una volta è stato all'altezza delle aspettative, con una adesione da parte del pubblico davvero impressionante; inoltre quest'anno pure la giuria ha emesso un verdetto finale che si può assolutamente condividere. Cosa alquanto rara, dopotutto.
 
DA SEVERGNINI A RAMPINI, DA CORONA A MESSNER
Difficile sintetizzare in poche righe gli eventi che si sono succeduti. Ci proviamo citando subito in apertura di festival, la serata di Beppe Severgnini La vita è un viaggio con Marta Isabella Rizi e la cantante Elisabetta Spada. Lo spettacolo del collega del Corsera, già consigliere del Touring e direttore per alcuni numeri di Qui Touring, ha concluso a Trento la lunga tournée per l'Italia. A seguire, decine di eventi, monologhi teatrali, rappresentazioni, la serata con l'alpinista britannico Simon Yates, gli incontri con Federico Rampini, Erri De Luca e Mauro Corona, la serata sulle mille anime dell'India (Paese ospite di quest'anno) con Giuseppe Cederna e infine, le già citate serate evento con Aste, Messner e Barmasse, dove, oltre a ripercorrere l'incredibile storia alpinistica del fortissimo arrampicatore di Rovereto commentato da un alpinista di oggi come Elio Orlandi, si è dato spazio alle celebrazioni della conquista del Cervino del 1865, non dimenticando peraltro il centenario dello scoppio della Grande Guerra con i suoi drammi e lutti che hanno funestato l'intera Europa.
Interessanti anche le mostre, tra cui segnaliamo Quintino Sella alpinista e la battaglia del Cervino, che ci ha svelato un Sella inedito, non solo il ministro delle Finanze del Regno che portò in pareggio il bilancio dello Stato e fondatore nel 1863 del Club alpino, ma anche commissario di governo a Udine, dopo il 1866, che si distinse per la riorganizzazione istituzionale e civile del territorio che oggi conosciamo come Regione Friuli-Venezia Giulia.
Naturalmente è poi la rassegna cinematografica il piatto forte dei dieci giorni del festival: sono stati proiettati 115 film in quattro sale con una risposta da parte del pubblico ancora una volta entusiastica. La Giuria internazionale quest'anno ha emesso come dicevamo verdetti condivisibili; il Gran Premio Città di Trento, Genziana d'oro, è andato a Coming of age del regista Teboho Edkins, film ambientato sulle montagne innevate del Lesotho, in Sudafrica. L'opera racconta la vita quotidiana pastorale di alcuni abitanti di un villaggio sperduto in un'Africa inaspettata, dove fa molto freddo, quasi come sulle Alpi, raccontando con semplicità l'amicizia tra alcuni giovani amici che si affacciano al mondo pieni di aspettative per il futuro.
 
La seconda Genziana d'oro, che vuole premiare il miglior film di alpinismo, è stata assegnata a Ninì del regista Gigi Giustiniani, che rievoca, con preziosi spezzoni originali d'epoca inediti la figura di Ninì Pietrasanta, una in assoluto delle più capaci alpiniste degli anni Trenta, vera e propria eroina, poi sposa di Gabriele Boccalatte, altro celebre arrampicatore dell'epoca.
 
La terza Genziana d’Oro, quella della Città di Bolzano per il miglior film di esplorazione e avventura è andata invece all’epico Valley Uprising di Nick Rosen, Peter Mortimer, Josh Lowell che celebra, attraverso straordinari materiali d’archivio e aneddoti, l’epopea della valle di Yosemite e suoi mitici arrampicatori, oggi attempati signori in poltrona. Si tratta di un documento prezioso, forse l'ennesimo, ma non per questo meno importante, di un capitolo fondamentale della storia dell'alpinismo californiano.
 
Chi a Trento segue il festival invece per la cultura e le tradizioni della montagna e delle sue popolazioni avrà trovato giustizia nella Genziana d'argento per il miglior mediometraggio assegnata a Resuns delle registe svizzere Aline Suter e Céline Carridroit, incentrato sulla necessità di rivitalizzare e soprattutto di far imparare ai giovani di buona parte del Cantone dei Grigioni, dall'Engadina alla Sopraselva, il romancio, quarta lingua nazionale dello Stato, variante confederata del nostrano ladino dolomitico e friulano.
IL PREMIO BERTARELLI DEL TOURING AI CONTADINI DI MONTAGNA
E a proposito di salvaguardia di territori, usanze e tradizioni significativo è stato il Premio messo in palio dal Touring Club Italiano, dedicato a Luigi Vittorio Bertarelli, dal titolo La montagna sostenibile. Il Tci, nuovo partner del Festival, ha voluto con questo premio essere presente al maggior evento cinematografico nazionale e internazionale avente per tema la montagna, proprio per sottolineare l'esigenza di conoscere e tutelare i nostri territori e quindi il paesaggio, una delle bellezze del nostro Paese.

La Giuria del Tci, composta dal Presidente Franco Iseppi e dai giornalisti Paolo Pardini e Silvestro Serra ha voluto premiare il film I contadini di montagna di Michele Trentini, opera che, come dice la motivazione, “affronta in modo garbato, chiaro ed efficace, l'evoluzione generazionale del lavoro agricolo in territori di montagna. Un'attività spesso sottovalutata se non addirittura disconosciuta, indubbiamente cambiata nei decenni, ma pur sempre necessaria, faticosa e difficile e spesso a rischio di abbandono. L'agricoltura di montagna rimane, in ogni caso, una componente determinante per la cura del paesaggio, per la buona gestione del territorio e quindi (oggi lo si avverte più che in passato) come elemento autentico di attrazione per un turismo di conoscenza corretto e sostenibile. Il misurato inserimento e recupero di intelligenti brani storici e il dialogo sincero che scandisce il riuscito trasferimento in corso tra generazioni rappresenta una testimonianza efficace di questi valori. La giuria unanime ha apprezzato gli intenti dell'autore e la qualità artistica dell'opera".

FILM SPETTACOLARI E DIVERTENTI
Tra gli altri film altamente spettacolari segnaliamo The frozen titans di Bryan Smith e David Pearson, girato in Canada in pieno inverno in occasione della scalata ghiacciata delle Helmcken falls che riesce a suscitare non poche emozioni allo spettatore per l'ambiente a dir poco siberiano, Africa fusion con le arrampicate su roccia di Alex Honnold, e China jam di Evrard Wendenbaum, scelto dalla giuria del Premio Mario Bello del Centro di cinematografia del Cai che ha riconosciuto nell'opera il valore alpinistico di una scalata a una parete di 1200 metri del Kyzyl Asker, nel Tien Shan e nel contempo il modo scanzonato, divertente e asolutamente non retorico con cui l'equipe di alpinisti ha affrontato l'impresa.
Il festival si è chiuso con la proiezione della pellicola restaurata Vertigine bianca dei Giochi olimpici invernali di Cortina d'Ampezzo del 1956 e con l'appello doveroso di aiutare, nel dopo terremoto, la popolazione del Nepal che negli ultimi decenni si è prodigata nell'ospitare, agevolare e condividere la passione alpinistica occidentale nella conquista delle loro meravigliose montagne.