La luce della luna fa brillare la superficie dell'acqua e la rende preziosa. Sulla spiaggia si scorgono le ombre degli uomini, fantasmi scuri illuminati da una luce candida. Non hanno fiaccole a guidarli nell'oscurità ma come torce brilla nel buio la luce dei loro cellulari sollevati al cielo, ultimo legame con le famiglie appena lasciate. È la foto Signal dell'americano John Stanmeyer dell'agenzia VII per National Geographic a vincere il premio Foto dell'anno 2014 del World Press Photo, come annunciato in una conferenza stampa del 14 febbraio nella sede della fondazione ad Amsterdam. L'opera di Stanmeyer mostra le conseguenze delle lotte che falcidiano il continente africano non attraverso il sangue o la violenza, ma provando a ritrarre la speranza, quella di questo gruppo di migranti diretti verso l'Europa che, dalla spiaggia di Gibuti, cerca con i propri cellulari un segnale dalla vicina Somalia per non perdere i contatti con le famiglie rimaste in patria.

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GLI ITALIANI. Nove categorie divise per tematiche, 53 fotografi e 25 nazioni coinvolte tra cui l'Italia che ha detto la sua con tre foto premiate. Importante il primo posto di Alessandro Penso per la OnOff Pictures nella categoria “General News” sezione “singles”. La sua Temporary Accomodation testimonia il dramma siriano ritraendo un campo profughi ricavato da una scuola abbandonata di Sofia. Il centro dà ospitalità a circa 800 siriani, tra cui 390 bambini che vivono in uno spazio ristretto in cui solo precari tendaggi sono posti a protezione dell'intimità. Sempre nella stessa categoria ma nella sezione “stories” è arrivato terzo Gianluca Panella con il suo reportage Gaza Blackout che ritrae giorno per giorno la vita quotidiana nella striscia di Gaza, in cui 1,7 milioni di persone ogni giorno devono fare i conti con le insicurezze legate all'approvvigionamento energetico. Commovente e crudele la foto Fennec fox, a species in danger di Bruno De Amicis che ha vinto il primo premio della sezione “Nature”. Il fotografo italiano, biologo e studioso di biodiversità, ha ritratto una piccola fennec, o volpe del deserto (Vulpes zerda), in cattività, costretta per un anno circa a vivere legata a una corda in un recinto per pecore in Tunisia. La volpe ha le orecchie basse, chiaro segno di sottomissione e sofferenza. Ciò che colpisce della foto è come in un solo scatto l'autore sia riuscito a riassumere il lungo tempo trascorso dall'animale in quella condizione di sofferenza.
 

TUTTI I VINCITORI. Questo l'elenco completo dei vincitori.