Dice il detto che ogni promessa è debito. Lo scorso anno il ministro Franceschini al momento di istituire l'Art bonus, il credito di imposta per le erogazioni liberali a favore del settore cultura e spettacolo, ha detto che a seguire ci sarebbero stati investimenti per i grandi progetti dei Beni culturali ed è stato di parola. Nei giorni scorsi infatti il Consiglio superiore del Mibact ha votato all'unanimità il piano di investimenti da 80 milioni di euro per il biennio 2015-16.
Si tratta di investimenti ingenti a tanto attesi che dovrebbero permettere la chiusura di diversi progetti aperti da anni e mai finiti. Come i 18 milioni di euro che servono per completare il progetto dei Grandi Uffizi di Firenze e i 7 milioni che vanno a finanziare la valorizzazione del circuito museale del Polo Reale di Torino. Soldi arrivano anche per la tanto attesa realizzazione del museo della Shoah a Ferrara che aspetta dal 2003, o per il completamento del museo delle navi di Pisa (5 milioni) dove devono essere esposte delle navi romane per ora negate al pubblico. Un milione serve invece per il completamento dello scavo dell'area archeologica di Spello, e uno e mezzo per il restauro del museo nazionale di Aquileia. Soldi vanno anche al Ponte degli Alpini di Bassano del Grappa e alla creazione del museo archeologico di Cabras, dove finalmente si potranno esporre i giganti di Mont'e'prama per ora confinati a Sassari. Sette milioni vanno al restauro della Certosa di Pavia. Soldi questi che si aggiungo ai 490 milioni previsti dal Pon (il Programma Operativo Nazionale) per le regioni del Sud Italia. Un investimenti in cultura che a livello governativo non si vedeva da anni.
Mentre la fetta più grande degli 80 milioni, ben 18,5, vanno al ripristino dell'Arena del Colosseo (ovvero la copertura dell'area gladiatoria per consentire l'uso del Colosseo per manifestazioni), un'operazione che ha destato numerose critiche. Francesco Merlo su Repubblica ha accusato Franceschini di voler spettacolizzare il Colosseo (che è comunque il sito culturale italiano più lucroso) rendendolo una Las Vegas per emuli di Ridley Scott nel Gladiatore. E Salvatore Settis, archeologo e storico dell'arte, ha rincarato la dose: «Finanziare un progetto che trasformi il Colosseo in un set per spettacoli è un vero spreco. Si trasmette ancora una volta il messaggio che i monumenti non servono a nulla, se non assumono un aspetto spettacolare. E si concentra di nuovo l'attenzione solo su alcuni luoghi simbolo, mentre altri, proprio a Roma, in questo momento, cadono a pezzi». Franceschini si difende dicendo che non il Colosseo non diventerà un'arena rock. Staremo a vedere: ogni promessa è debito.