È un momento storico per la Ferrovia della Dolomiti, la linea Calalzo-Dobbiaco nata nel corso della Grande Guerra, aperta al traffico turistico nel 1921-24 e chiusa definitivamente nel 1964. Lo scorso 13 febbraio, infatti, a Belluno alla presenza del Ministro per le infrastrutture, Graziano Delrio, il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, e il presidente della Provincia autonoma di Bolzano, Arno Kompatscher, hanno sottoscritto il protocollo d’intesa per il ripristino del collegamento ferroviario dedicato al traffico passeggeri fra il Cadore e la Val Pusteria.
In base all'accordo tra le due regioni, nascerà quanto prima un gruppo di lavoro misto per sviluppare uno studio di fattibilità per la realizzazione dell’opera, specie per ciò che riguarda la sostenibilità finanziaria. Il modello di riferimento è quello delle ferrovie della Venosta e della Pusteria, gestite con grande successo dalla Provincia di Bolzano sia dal punto di vista dell'utilizzo turistico sia nel ruolo di metropolitana regionale.
Chiusa dal 17 maggio 1964, in seguito a un grave incidente e al drastico calo dei passeggeri, la Ferrovia delle Dolomiti aveva conosciuto il suo momento di gloria nel corso delle Olimpiadi invernali del 1956 (nella foto sopra, un'inquadratura invernale con la Tofana di Rozes sullo sfondo) svoltesi a Cortina d'Ampezzo: per evitare ingorghi di auto, date le condizioni delle strade, la statale restò chiusa al traffico e il treno a scartamento ridotto arrivò a portare oltre settemila passeggeri al giorno.

Da più di 30 anni il tracciato della linea è stato recuperato, nel tratto Cortina-Dobbiaco, come pista ciclabile (d'estate) e come pista per lo sci di fondo (d'inverno). Pista che, caso unico in Europa, prevede di percorrere anche tratti in galleria (illuminata e con neve di riporto; foto sotto) e su ponti sospesi (sul torrente Felizon) lungo la quale ogni anno dal 1977 si svolge la “classica” Gran Fondo Dobbiaco-Cortina con decine di migliaia di partecipanti e giunta nel 2016 alla 39esima edizione.