Christo l’avrebbe risolta con un bel pacchettone usa e getta, Vittorio Sgarbi invece grida allo scempio definendolo “un crimine, un’idiozia totale”. Ma ormai “alea iacta est”, il dado è tratto e il progetto della copertura mobile dell’Arena di Verona sta accelerando l’iter per la sua realizzazione.
 
È del primo febbraio infatti l’annuncio del progetto vincitore e del secondo e terzo arrivato del Concorso internazionale di idee lanciato la scorsa primavera dal Comune di Verona alla comunità internazionale di architetti ed ingegneri.
 
LA SFIDA, UN TETTO PER L’ARENA
La sfida lanciata dall’amministrazione Tosi con il sostegno di Sandro Veronesi, presidente del Gruppo Calzedonia, è coprire 12mila metri quadri di superficie rispettando i vincoli strettissimi in tema di ambiente, architettura e archeologia che impone la struttura di un anfiteatro romano del I secolo d.C. La soluzione deve ambire quindi alla doppia funzione di consentire lo svolgimento di eventi e spettacoli in caso di maltempo e soprattutto preservare le antiche pietre dell’Arena dall’erosione provocata dall’acqua piovana.
Il rendering del progetto vincente del Concorso di idee
 
I TRE STUDI PREMIATI
Degli 84 progetti presentati, sono tre quelli che hanno colto nel segno riuscendo a fare sintesi “tra qualità e coerenza della soluzione architettonica funzionale e ambientale; reversibilità della soluzione proposta e compatibilità con le strutture dell’Arena; compatibilità con gli aspetti di sicurezza e capienza dell’Anfiteatro; tipologia dei materiali proposti; componente tecnologica degli impianti”.
 
Il primo premio è stato assegnato a un gruppo di architetti tedeschi, una specie di collettivo-panzer che unisce le forze dello studio di Stoccarda SBP e GMP di Berlino. Sul secondo e terzo scalino dell’ideale podio veronese sono saliti con grande onore due RTI (Raggruppamenti temporanei di architetti) a guida italiana, il siracusano Vincenzo Latina e Gianfranco Maria Ventura.
Un dettaglio del doppio telo coprente
LA SOLUZIONE VINCENTE
Il progetto rimanda agli antichi “velari” in canapa che nella Roma antica si utilizzavano per evitare la pioggia o il solleone estivo. Consiste in un sistema di teli di copertura che si dispiegano su un anello appoggiato al bordo superiore del teatro. Il fattore vincente è il sistema di riavvolgimento dei cavi e dei teli che permette di riaprire quasi completamente lo spazio aereo. Solo una piccola porzione dell’Arena rimarrebbe sempre coperta verso l’emiciclo a sud est.
 
Il curriculum del “collettivo” tedesco (sconosciuto alla giuria fino alla proclamazione del vincitore) parlava chiaro. La Gmp - Architekten von Gerkan, Marg and Partners e la società di ingegneria Schlaich Bergermann partner infatti hanno già firmato “tetti” molto importanti: dalla copertura dello stadio di Francoforte, quello di Varsavia, di Vancouver, la nuova copertura del Maracanà di Rio de Janeiro per l’ultima Coppa del Mondo e la copertura dell’Arena romana di Nimes, in Francia.
 
Come sarebbe l'interno dell'Arena sotto la copertura
 
TUTTI I PERCHÉ DI UNA SCELTA DIBATTUTA
A spiegarci meglio come sono andate le cose e soprattutto se il concorso entrerà davvero in una fase realizzativa è il direttore generale del Comune di Verona, Marco Mastroianni, nonché presidente della commissione di sette esperti (2 rappresentanti del comune e 5 consulenti) che hanno vagliato le idee arrivate da tutto il mondo.
 
Come siete arrivati alla scelta del progetto tedesco?
La commissione ha lavorato moltissimo con in testa l’obiettivo primario della protezione del monumento, inserito nello splendido contesto di piazza Bra. Il dibattito è stato appassionante e faticoso ma alla fine ha prevalso l’unanimità sulla soluzione che offriva il minore impatto strutturale sposandolo con la maggiore efficienza: la presenza di un solo anello circolare e un doppio telo inclinato che defluisce l’acqua preservando infiltrazioni ed erosione della struttura. In sintesi, speriamo di avere una copertura a fisarmonica bellissima ed efficace, senza rinunciare al cielo di Verona.
 
Vittorio Sgarbi sul Fatto Quotidiano ha commentato molto duramente il progetto, mentre l’ingegner Stockausen, che dirige il collettivo vincitore, in una recente intervista al Corriere del Veneto sottolinea che “si tratta di siti virtualmente intoccabili, ma sono anche luoghi che devono essere modernizzati, per proteggerli e preservarli per le generazioni future”. Lei come si pone tra queste due visioni?
Noi come amministratori locali dobbiamo pensare alla salvaguardia del monumento e personalmente ritengo che la tutela del nostro patrimonio non può che avvalersi delle migliori tecnologie. Il dibattito sull’impatto paesaggistico dell’opera è legittimo, ma è un campo che spetta al ministero nella seconda fase del progetto, non all’amministrazione comunale. Mi lasci però dire che quando è stato coperto il teatro di Nimes non ho avvertito gli stessi toni polemici che leggo oggi sui giornali italiani. Guardi facciamo pure due passi indietro... Louvre, 1989: la piramide che avrebbe dovuto stravolgere in peggio il sito museale oggi è un simbolo e un luogo tra i più visitati al mondo.
 
L’impatto della copertura sull’acustica è stato un criterio di valutazione?
Certo, i teli che si aprono a fisarmonica sono doppi, proprio per attutire i rumori durante le performance. Però studi acustici approfonditi e migliorie andranno previste solo se si passerà a un progetto in fase esecutiva.
 
E come la pensano i veronesi?
Da quello che percepisco in città il progetto in sé affascina. Ma l’opzione di coprire l’Arena è ancora molto divisiva tra la gente. Ci troviamo di fronte all’idea conservatrice di non toccare l’Arena e quella di garantirne l’integrità nel tempo. Ricordo che parte degli introiti dei concerti devono essere sempre riversati per la protezione del sito.
 
Quali sono i passi successivi per arrivare al taglio del nastro?
Inviare il progetto a Sovrintendenza e Ministero che dopo un confronto tecnico, si dichiareranno sulla fattibilità. Sperando in un ok all'esecutivo, sottolineo che il costo dell’operazione è di 13,5 milioni di euro, somma che il presidente (di Calzedonia) Veronesi ha dichiarato nella conferenza stampa di presentazione a Milano di voler interamente coprire.
 
Nota a margine ma non troppo: il sindaco di Verona Flavio Tosi ha parlato di tre anni di lavori. Ma aspettando la burocrazia, godiamoci l’Arena in tutto il suo splendore, portandoci magari un ombrello se il meteo non è dalla nostra.
Partecipa al nostro sondaggio!