Scrivo da Girona, terza città della Catalogna, dopo Barcellona e Tarragona. Fa un caldo estivo. I ragazzi in gita scolastica affollano il ponte sul fiume Ter che collega il parcheggio dei pullman al centro storico: sono tutti in maglietta leggera e braghette corte di cotone e infradito, tanto che sembra debbano andare in spiaggia. Si tocca con mano qui a Girona, Gerona per i castigliani, l'importanza di essere una meta turistica. Grazie anche e soprattutto, forse, al fatto d'essere scalo di una nota compagnia di voli low cost. Ma non è dappertutto così, però: verso i Pirenei ho visitato tanti borghi interessanti, ma con flussi turistici oggi pressoché uguali a zero. Forse è anche per questo che la Catalogna, per fronteggiare la crisi economica (qui la disoccupazione sfiora il 20% e ha colpito soprattutto l'edilizia) sta puntando a rafforzare le mete turistiche dell'interno al fine di proporre, dopo un soggiorno di mare in Costa Brava anche itinerari storico-artistici, come per esempio la Via delle Contee pirenaiche.

Ma andiamo con ordine. Qui a Girona non ci sono problemi; la città sa offrire molto. A partire dalla Cattedrale, alta sulla collina. La facciata prospetta su una piazzetta assai angusta: il portale è in cima a una lunga scalinata: ben 90 gradini: Mi sovviene l'immagine romana di Trinità dei Monti. ma qui non ci sono le fiorere ai lati che danno colore. Il colore è dato però dalla fiumana di turisti che arranca dietro alla guida che tiene un bastone levato al cielo per farsi riconoscere. La cattedrale, nelle sue forme attuali gotiche è maestosa e colpisce la larghissima unica navata larga 23 metri. A un terzo della chiesa un enorme organo in legno sbarra il passo. Il fondo, verso l'altare maggiore un baldacchino in argento e oro appena restaurato brilla anche se la luce è fioca. Il Museo del tesoro è ricco di pezzi preziosi, ma ciò che interessa di più i turisti è l'Arazzo della Creazione, un tappeto ricamato (a punto catenella), creato nell'XI secolo, la cui lavorazione ha impiegato, si è fatto il calcolo, circa 10 anni da parte di una sola lavorante! Il Cristo Pantocratore, al centro, con sembianze molto giovanili, attira lo sguardo dei curiosi. Prima di uscire passo dal chiostro, uno dei tanti, che ho potuto ammirare in questi tre giorni: bellissimi i capitelli, specie quelli che ritraggono episodi biblici, da Adamo ed Eva all'arca di Noè.

Sotto la Cattedrale, vi sono altre chiese: San Feliu (San Felice) e Sant Pere de Galligants, quest'ultima, trasformata in museo archeologico, ha un bel chiostro romanico con la particolarità di avere gruppi di cinque colonne che sorreggono un'unica arcata.

Questa mattina attraversando il vecchio quartiere ebraico (gli Ebrei popolarono Girona per ben 600 anni, dal 900 alla fine del Quattrocento), dove in una casa è allestito pure un piccolo museo, ho incontrato l'ennesima frotta di studenti vocianti, ma con... voci famigliari. Italiani! Due battute e scopro che sono di un liceo di Benevento.

Girona merita attenzione, ma il tempo stringe. La Catalogna l'ho dovuta visitare di corsa, per approfittare di questo squarcio di bel tempo. Ieri, e il giorno prima, ho attraversato mezza regione, superando colline e vallate e ammirando tanti borghi e città. Impossibile citare tutto. Certamente un posto di rilievo merita Besalú, a ridosso della catena pirenaica e capitale di un'antica contea nel 900. Anche qui il turismo è voce primaria dell'economia: lo si capisce dai negozietti di souvenir che affollano le vicinanze dello storico ponte fortificato ( a causa delle molti conflitti, soprattutto della Guerra civile del 1936, ricostruito come tanti Beni storico-artistici di questo Paese). I turisti corrono tra i vicoli (alcuni molto stretti sono distanziati tra le case da minuscoli archetti, come ho visto in Alto Adige, a Bolzano) per visitare varie chiese romaniche, in particolare quelle di Sant Vicenç, del secolo XI e di Sant Pere (San Pietro) del 977 in travertino, annessa al monastero. Anche qui molti studenti prendono il sole sui muretti sbrecciati dell'antica sinagoga a ridosso del fiume, da dove una ardita scaletta scende in profondità come se dovesse raggiungere una cantina. In realtà porta a una vasca di purificazione utilizzata dagli Ebrei fino al Quattrocento, l'unica, pare, di tutta la Spagna.

Prima di raggiungere Besalú sono stato, nella contea confinante a nordovest, a Ripoll, grossa cittadina, sede in questi giorni di una fiera molto frequentata dai locali, che conserva, della cattedrale, un prezioso portale romanico protetto da un portico moderno. Sono rimasto ad ammirarlo per alcuni minuti, tanto è spettacolare. Poco prima di Ripoll, sul percorso che unisce questo centro a Berga, una deviazione dalla strada principale mi ha portato in un posto sperduto quanto mai romito e selvaggio: Sant Jaume de Frontanyá, il più piccolo borgo di Catalogna, con poche rustiche case dominate da una chiesetta romanica suggestiva, Un luogo, a ridosso della montagna, che invita alla meditazione. Ad averne il tempo.

Effettivamente la Catalogna non è solo Barcellona e Girona, il giro per valli e boschi, pur breve me lo ha dimostrato; vale un itinerario in auto anche per il pubblico italiano più esigente, specie se abbinato a un soggiorno marino. D'altra parte, come mi hanno fatto notare i manager del turismo locale, la Costa Brava non è più distante dal Norditalia della Puglia o della Calabria. E qui, inoltre la benzina costa meno. Alla pompa, l'ho notato ieri, la verde costa al litro tra 1,38 e 1,42. Come in Italia un anno fa. C'è una bella differenza... La lingua infine aiuta: già il castigliano, nel resto della Spagna è comprensibile, ma forse il catalano lo è ancor di più, soprattutto se si conosce qualche parola di francese (qui i Franchi di Carlo Magno hanno dominato a lungo). Non a caso per favore, por favor in castigliano, qui si dice si us plau, simile al francese s'il vous plait... mentre uscita in catalano è sortida, simile al francese sortie. Utile da sapere subito per uscire almeno dall'aeroporto...