“La prima volta che ho parlato con uno di loro mi aveva appena rubato, e subito restituito, la macchina fotografica. Avrà avuto al massimo 14 anni, ma è stato grazie a lui che ho scoperto il mondo dei Travellers irlandesi”.
Era il 2008 e il fotografo Mattia Zoppellaro stava lavorando a Londra su un progetto dedicato ai rave, le feste infinite di musica elettronica, ma subito fu sopraffatto dalla necessità di saperne di più. “Ogni mio progetto parte da una mia curiosità ed è per soddisfare questo desiderio di conoscenza cha faccio foto”, prosegue. E il risultato di questa voglia di comprensione sono le bellissime foto del volume "Appleby" (edito da Contrasto).
TRA STORIA E LEGGENDA
Ma chi sono questi Travellers irlandesi? “Gli Irish Travellers sono un popolo piuttosto misterioso che vive principalmente in Gran Bretagna, spesso ai margini delle grandi città, abituato a muoversi sempre, ma particolarmente chiuso in se stesso. Proprio quest'anno hanno ottenuto il riconoscimento come etnia”, racconta Zoppellaro che, dopo il primo casuale incontro, ha lavorato moltissimo sui rapporti personali con queste persone prima di poterli fotografare. 
“La prima volta che li ho incontrati in un accampamento alla periferia di Londra sono andato senza macchina fotografica. Era fondamentale che imparassero a fidarsi di me. Poi nel 2012 sono andato al loro raduno più importante, la fiera dei cavalli di Appleby. Scattavo di giorno e la sera stampavo le foto per regalargliele. È così che sono diventato loro amico”.
UN MISTERO CHE CONTINUA
A guardarli negli scatti di Zoppellaro si intuisce l'origine irlandese tra capelli rossi e lentiggini, ma mancando completamente una letteratura su di loro o qualsivoglia bibliografia per saperne di più il fotografo si è affidato ai racconti: “Nel libro non ho voluto inserire testi se non frasi dette proprio dai Travellers, chiacchiere tra amici insomma. Da quello che mi hanno detto le loro origini sono gaeliche, ma in molti raccontano la leggenda secondo la quale sono discendenti di uno dei carpentieri che costruirono la croce di Gesù Cristo ed è per quello che furono condannati a scappare perennemente”.
Un popolo apparentemente senza radici, ma molto unito, con un senso di appartenenza che ha superato i secoli senza cambiare di molto le proprie abitudini.
“Per loro il tempo sembra essersi fermato. Ora per fortuna c'è maggiore accettazione nei loro confronti ma sono ancora vittime di pregiudizi. Non chiedono elemosina, né rubano. Si sostengono con il commercio dei cavalli che ha un altissimo valore simbolico. Fino a qualche decennio fa i cavalli rappresentavano per loro libertà e movimento e la fiera di Appleby, in Cumbria, è un modo per tenere vivo il commercio e la tradizione”.
La campagna inglese, ogni prima settimana di giugno, viene invasa da queste persone che ancora indossano gli abiti di nonni e bisnonni, viaggiano con bizzarre carrozze al seguito, vivono tra di loro e portano avanti la loro storia senza farsi troppo influenzare dal resto del mondo. Da scoprire tra le pagine del libro.
INFORMAZIONI

Libro "Appleby", di Mattia Zoppellaro, Contrasto

24x30 cm, 96 pagine, 65 fotografie; lingua inglese

Sito web www.contrastobooks.com.