Ventinovemila metri quadrati di spazio espositivo, 750 espositori (+22% rispetto allo scorso anno), di cui 200 di aziende di agricoltura biologica, biodinamica o a filiera corta. Sono solo alcuni dei numeri che riassumono l’ottava edizione di Fa’ la cosa giusta, la fiera del consumo critico e responsabile organizzata da Terre di Mezzo, che si è tenuta il fine settimana del 25-26-27 marzo nei padiglioni della Fiera di Milano. Tre giorni di incontri, confronti e idee all’insegna delle buone pratiche sociali e ambientali. Una fiera cui, per la prima volta, ha partecipato anche il Touring Club Italiano con uno stand dell'iniziativa Bandiere Arancioni, che delle buone pratiche sociali e dell'eccellenze ambientali nei piccoli comuni dell'entroterra è da anni attento promotore.

Tre giorni in cui è stata totalmente bandita l’acqua in bottiglia, grazie alle tre case dell’acqua messe a disposizione dalle aziende pubbliche del servizio idrico della provincia di Milano, un’occasione in più per sensibilizzare i visitatori sui temi del referendum per l’acqua pubblica del prossimo giugno. Ma la fiera è stata anche l’occasione per parlare di attualità: dalla crisi libica, di cui si è discusso con Andrea Semplici, all’emergenza di Lampedusa, per cui i gruppi di acquisto solidale e la redazione del mensile Terre di Mezzo si stanno mobilitando per inviare un furgone di generi di prima necessità. E durante la fiera si sono tenuti anche i seminari della scuola di Altramministrazione, incontri dedicati agli amministratori pubblici di comuni medi e piccoli che vogliono provare a cambiare.

Insomma, chiusa la tre giorni milanese uno torna a casa con un bel carico di idee e suggerimenti  per provare migliorare un po’ il proprio rapporto col mondo. Perché dopo una giora giornata a Fa’ la cosa giusta si ha l’impressione che forse non tutto è perduto, che il futuro non è del tutto appaltato a industrie e organizzazioni che hanno in mente solo il profitto e che sparsi per l’Italia ci sono dozzine di persone che si ingegnano e si industriano per creare alternative vere e possibili. A ben vedere il pregio di una fiera come Fa’ la cosa giusta è proprio quello di portare le alternative e le buone pratiche sotto gli occhi di tutti (un po' quello che fa anche l'iniziativa Bandiere Arancioni con i piccoli comuni dell'entroterra). Renderle accessibili anche a chi non ha fatto della partecipazione e dell’attivismo sociale la propria ragione di vita, ma è sensibile (o sensibilizzabile) alle buone idee e sa riconoscerle quando le vede. Così, nel constatare che quell’idea un po’ vaga di cambiare almeno in parte il proprio stile di vita che uno aveva per la testa ci sono decine di persone che l’hanno realizzata per davvero, si viene presi da una positiva voglia di emulazione. E anche da una sana euforia che spinge a guardare alle cose con un altro occhio. Passata la festa quel che conta è riuscire a mettere concretamente a frutto quell'euforia.