La città di Milano può vantare di aver avuto tra i suoi figli una delle maggiori poetesse italiane del Novecento, Antonia Pozzi. Per anni dimenticata, stiamo assistendo ora alla felice riscoperta di quest'artista attraverso saggi di diversi studiosi.

Il più recente studio su Antonia Pozzi è di Marco Dalla Torre, edito da Ancora. L'autore fa luce completa su questo straordinario e delicatissimo personaggio del secolo scorso, ripercorrendo la sua breve, ma intensa vita, tutta dedicata alla poesia e alla montagna. Milanese, nata nel 1912, morì suicida, presso l'abbazia di Chiaravalle, ai margini della città, a soli 26 anni nel 1938 e non vide quindi, per sua fortuna, gli orrori dell'imminente guerra. Fu sepolta a Pasturo (Lc), ai piedi della Grigna, dove la famiglia aveva la villa fuori città, oggi sede dell'archivio a Lei dedicato.

Antonia Pozzi frequentò intensamente la montagna, sia le Alpi Occidentali (la Valtournenche e il Cervino soprattutto), sia le Dolomiti, tanto che furono proprio i monti la sua primaria fonte d'ispirazione per le sue liriche. Marco Dalla Torre, da storico scrupoloso e preciso, ricostruisce la sua vita e, attraverso i suoi diari, scava nel suo animo sensibile cercando di mettere a nudo i suoi sentimenti e le sue profonde emozioni, in relazione anche alle amicizie che segnarono la sua esistenza. Decisivo, per esempio, l'amore, contrastato dalla famiglia, per Antonio Maria Cervi, suo professore ai tempi del liceo. Socia del Club Alpino, conobbe al Breuil, prima che diventasse la Cervinia che conosciamo oggi, il grande Guido Rey, il cantore del Cervino, e a Misurina l'alpinista triestino Emilio Comici, uno dei massimi rocciatori dell'epoca. Fu infine amica sincera di Tullio Gandenz, trentino, alpinista e poeta, e di Dino Formaggio, suo compagno di studi milanese. Fece inoltre diverse scalate spesso con la guida valdostana Joseph Pellissier.

Il libro di Marco Dalla Torre, Antonia Pozzi e la montagna, corredato da molte fotografie inedite, si completa con un'antologia delle poesie dell'artista milanese. E la lettura di queste ultime (tutte pubblicate postume, dal 1939 in poi) proprio perché rappresenta un approccio diretto, senza interpretazioni e commenti di terzi, risulta infine l'occasione migliore per conoscere la vera anima di Antonia Pozzi e il suo profondo legame con il mondo alpino.