Lasciamo pure alla magistratura, che ha iscritto Alitalia tra gli indagati per “frode in commercio”, valutare se il vendere per propri i voli di un'altra compagnia costituisca davvero reato e se, almeno dal punto di vista legale, l'operazione Alitalia-Carpatair fosse in regola. Mettiamo nella categoria degli scherzi del destino il fatto che nei giorni successivi gli svizzeri di Darwin, subentrati a Carpatair nel wet lease con Alitalia, abbiano ri-affidato “provvisoriamente” proprio a Carpatair le rotte prima coperte dalla compagnia rumena.

Nonostante anni di dissesti economici, scioperi selvaggi, voli cancellati senza spiegazioni, pasti impresentabili c'era un fattore che nessun utente aveva mai messo in dubbio nel mettere piede su un velivolo col logo Alitalia: la sicurezza. Ed è questo patrimonio che l'incidente di Fiumicino rischia di liquidare. Un tempo nulla c'era da eccepire circa sicurezza dei velivoli, qualità della manutenzione e preparazione degli equipaggi.

Ora non è più così. I voli Carpatair travestiti da Alitalia hanno incrinato la fiducia del pubblico nella compagnia. E c'è il concreto rischio che possano essere pochi gli italiani a rammaricarsi, se gli oltre 700 milioni di perdite accumulati dal 2009 finiranno per farne la “provincia” di qualche grande gruppo internazionale. Che si chiami Air France-Klm o Emirates o Thai sarà solo un dettaglio.