Nella primavera del 1892 Joséphin Péladan, autore e critico francese, organizza a Parigi il primo Salon de la Rose+Croix al fine di presentare i principi dell’ordine dei Rosacroce, confraternita di natura esoterico-religiosa, legati a un’idea di arte che fosse mistica, idealista e al servizio della “bellezza”. Con una cadenza annuale, i Salon portavano in scena, per volere dell’eccentrico Péladan, proprio un genere di arte mistico-simbolista, soprattutto di connotazione ermetica e spirituale, con tematiche legate al mistero, alla mitologia, spesso attinte dalla letteratura.
Oggi nelle sale della Collezione Peggy Guggenheim, a Venezia, rivive l’atmosfera di quegli storici Salon grazie alla mostra "Simbolismo mistico. Il Salon de la Rose+Croix a Parigi 1892–1897", a cura di Vivine Greene, prima esposizione mai organizzata in un museo dedicata all’arte rivelatrice e significativa dei Salon de la Rose+Croix.
SOGGETTI E CONTAMINAZIONI
Péladan si oppose fortemente ai soggetti prosaici tipici del Naturalismo e dell’Impressionismo, come le nature morte e i paesaggi. Proibì anche la ritrattistica, a meno che il soggetto non appartenesse al gruppo ristretto di uomini illustri ammirati dai rosacrociani, come il poeta protosimbolista Charles Baudelaire, il compositore Richard Wagner o lo stesso Péladan. La creazione di Péladan di una propria immagine pubblica esasperata venne sostenuta dall’inserimento dei propri ritratti nei Salon. Egli affermò, infatti, di discendere dai reali babilonesi e quindi assunse il titolo di “Sâr Merodack”: Sâr significa “guida” nell’antico ebraico e assiro, mentre Merodack è presumibilmente l’adattamento del nome di un re babilonese, Baladan-Merodach.
I numerosi ritratti a figura intera, alla “maniera grande”, esposti ai Salon, e oggi in mostra a Venezia, contribuiscono a questa "costruzione del mito". Accanto alle sue monumentali raffigurazioni, non mancano poi immagini di creature androgine, chimere e incubi. Gli artisti dell’epoca preferirono infatti soggetti allegorici, mitici o religiosi traboccanti di simboli arcani. Molti di loro furono attratti dai precetti e dall’arte del primo Rinascimento italiano, dalle narrazioni del Nuovo Testamento, da stereotipi femminili come la femme fatale minacciosa o la femme fragile immacolata, o dal poeta Orfeo della mitologia greca.
Sala dopo la sala la mostra ripercorre questi soggetti, con un interessante sfondo musicale. Da non trascurare infatti, tra le tematiche affrontate nei Salon, quella appunto del culto della personalità che si sviluppò intorno alla figura dello stesso Péladan o del compositore Wagner, i cui brani, insieme a quelli di Erik Satie, accompagnano il visitatore in questa esperienza “immersiva” nella Parigi di fine secolo, che invita a guardare e interpretare con occhi nuovi l’eredità artistica lasciata dal Simbolismo. 
 
I sei Salon organizzati da Péladan, oggi celebrati a Venezia, furono un crocevia cosmopolita di artisti, alcuni conservatori e altri radicali, tutti volti a sottolineare la dimensione spirituale dell’arte. Queste aspirazioni trascendenti perdurarono agli inizi del Novecento nell’arte dei pionieri dell’astrazione pittorica, come Kandinsky, Kupka e Mondrian, figure chiave nella collezione di Peggy Guggenheim, dimostrando come i precetti del Simbolismo siano alla base anche del modernismo.
INFORMAZIONI
La mostra "Simbolismo mistico. Il Salon de la Rose+Croix a Parigi 1892–1897" rimarrà aperta fino al 7 gennaio 2018.
Tutti i giorni alle 15.30 il museo offre visite guidate gratuite alla mostra previo acquisto del biglietto d’ingresso.

Collezione Peggy Guggenheim, Palazzo Venier dei Leoni, Dorsoduro 701, I-30123 Venezia
Orario: apertura 10-18 tutti i giorni; chiuso il martedì e il 25 dicembre. La biglietteria chiude alle ore 17.30.
Informazioni generali: tel: 041.2405.411; www.guggenheim-venice.it. Biglietto ridotto anche per i soci Tci.