«Raccontare, in modo universale, la difficoltà di far fronte alla guerra; la paura di far fronte alla pace». È questo che aveva in mente di fare lo scrittore francese Sorj Chalandon quando ha pensato di scrivere La quarta parete (pubblicato da Keller editore con la traduzione di Silvia Turato), romanzo/reportage ambientato tra il Libano e la Francia. Il romanzo si è aggiudicato la dodicesima edizione del Premio Terzani, che verrà consegnato a Udine la sera del 13 maggio, durante i giorni del Festival vicino/lontano: un premio pensato per onorare la memoria di Tiziano Terzani, premiando i migliori libri di reportage pubblicati in Italia durante l’anno precedente.
Anche se non è un reportage propriamente detto, pur essendo Chalandon un fior di inviato di guerra che per anni ha lavorato per il quotidiano francese Libèration prima di passare al settimanale satirico Canard enchaîné, la Quarta parete è riuscito meglio di ogni altro volume a rendere la realtà della guerra in Libano e, in filigrana, di tutte le guerre. Scritto oltre trent’anni dopo i massacri della guerra civile libanese, di cui Chalandon è stato testimone come reporter, è il racconto della messa in scena a Beirut dell’Antigone di Jean Anouilh (la pièce che per la prima volta fu rappresentata nella Parigi occupata dai nazisti); una messa in scena che prova a portare sul palco uomini e donne di tutte le fazioni che si scannavano per le strade del Libano.
 LE MOTIVAZIONI DEL PREMIO
«La Quarta parete - recitano le motivazioni del Premio Terzani 2017 - è un romanzo che distrugge la distinzione dei generi letterari, che mette in ombra analisti e storici, che li riassume e li scavalca  È un romanzo scritto “con una farfalla nella testa, e con un cuore di troppo” come dice uno dei protagonisti». Un libro scritto mentre sparivano i cedri e aumentavano le macerie. «Un romanzo che sia così aderente alla verità è difficile trovarlo. Trasmette umanità senza scioccare, racconta in modo umano la difficoltà e la paura della guerra» ha spiegato Angela Terzani Staude durante la presentazione del premio, tenutasi nella sede del Touring Club Italiano. Una sede quanto mai appropriata – ha sottolineato Angela Terzani Staude –. Tiziano ha voluto che sulla sua tomba non venisse scritto giornalista o scrittore, ma solo viaggiatore».