Il questi anni in cui il mondo si è ristretto il turismo si è allargato. Se nel 1960 a muoversi erano in 25 milioni, oggi i turisti in giro per il pianeta sono oltre un 1 miliardo. E entro dieci anni diventeranno quasi due. Un'enormità  di persone in movimento la cui crescita è dovuta quasi esclusivamente all'esplosione delle economie dei Paesi che una volta si dicevano emergenti, come Cina, Brasile e Russa, e che oggi sono definitivamente emersi. Un'enormità di persone che si vorrebbe far transitare almeno in parte in Italia per recuperare qualche posizione nella classifica delle destinazioni preferite dai viaggiatori. Se nel 1960 la nostra quota del mercato era del 16% oggi siamo al 4,5% e le prospettive non sono floride. Ma come fare?

Qualche idea è emersa oggi nell'ambito dell'incontro I mercati emergenti, una sfida da vincere, nell'ambito del ciclo Milano destinazione 2015 organizzati dal Centro Studi Tci in collaborazione con la Camera di Commercio di Milano a Palazzo Giureconsulti come eventi collaterali della mostra In Viaggio con l'Italia.

«C'è stato un tempo, all'alba del turismo, in cui non serviva promozione per attirare i turisti. C'era il prodotto e la gente si muoveva senza bisogno di fare alcunché. Arrivavano perché erano attirati dal prodotto Italia e le sue bellezze. Ora avere le bellezze non basta più. Occorre comunicarle. Occorre fare promozione per attirare i nuovi attori del mercato mondiale e concorrere con gli altri Paesi che si sono affacciati e rosicchiano quote di mercato. Una promozione sostanziale e organizzata del marchio Italia, che non sia affidata alla grande buona volontà dei singolo come è stato fino ad ora» spiega Alessandro Rosso, presidente di Alessandro Rosso group. «Per attirare una buona parte di questi nuovi turisti bisogna lavorare molto e iniziare a comunicare il prodotto Italia, non il piccolo territorio come si è fatto fino a ora in ossequio alla logica del campanile. Non Biella e Brescia che vanno in Cina a promuoversi, ma una azione concreta come all'estero fanno da tempo» concorda Giuliano Noci, docente del Politecnico di Milano e presidente di Explora, la società di promozione turistica creata da Regione Lombardia in vista dell'Expo e non solo. «Un'azione che punti sulle motivazioni del viaggio, piuttosto che sulla semplice destinazione. E lo faccia sfruttando al meglio le potenzialità del web, visto che l'80% delle opinioni riguardo ai viaggi si formano sul web» prosegue Noci.

Ma per farlo occorre capire che il panorama turistico è cambiato. «Comprendere che per attrarre i viaggiatori che provengono da culture radicalmente diverse da quella occidentale bisogna imparare a relazionarsi con loro, conoscere meglio le specificità delle loro culture e adattarci alle loro necessità» come spiega Antonella Decandia di Orientalia Lab che ha moderato l'incontro. «Fino a oggi si è pensato al turista pensando che quello che andava bene a noi sarebbe andato bene anche a loro. Oggi dobbiamo chiederci che cosa possiamo fare per loro, come possiamo cambiare per accoglierli al meglio» prosegue Rosso. Una necessità inderogabile. Perché se è vero che i turisti dei Paesi emergenti oggi rappresentano ancora solo il 10% delle presenze in Italia è altrettanto vero che negli ultimi dieci anni questo dato è cresciuto del 64%, come spiega Matteo Montebelli, del Centro Studi Tci introducendo l'incontro. Un dato confermato anche da Antonella Bertossi, di Global Blue. «Il numero dei turisti extra Ue è in continua crescita. Dai nostri dati sono soprattutto i russi che vengono in Italia attratti non tanto e non solo dalla nostra cultura e dal nostro modo di vivere, ma sopratutto dallo shopping». Merito dei cambiamenti politici intercorsi dopo il crollo dell'Unione Sovietica e dello sviluppo economico di cui negli ultimi anni ha beneficiato anche la crescente classe media russa, come racconta Maria Serena Natale, giornalista del Corriere delle Sera specialista dell'Europa dell'Est.

Ma per continuare a crescere occorre affrontare alcuni dei problemi del nostro sistema turistico. Detto dalla necessità di sviluppare una promozione coordinata del prodotto Italia ci sono altri colli di bottiglia che non permettono di «far quadrare i risultati rispetto al nostro immenso potenziale» come ha sottolineato Noci.

«Ci sono enormi problemi di accessibilità per chi proviene da questi Paese. Problemi legati all'emissione dei visti, ma soprattuto legati al sistema dei trasporti. Perché noi possiamo fare tutti gli sforzi di comunicazione che vogliano ma se poi non ci sono posti a sedere in aereo per arrivare direttamente in Italia da questi Paesi finiremo per diventare sempre una destinazione secondaria rispetto alla Francia e alla Germania» rincara Noci. «Il governo deve farsi carico della liberalizzazione delle rotte aeree come peraltro obbligherebbe a a fare una legge del 2009. Senza questo ogni sforzo risulta vano». Anzi, si rischia la beffa. «Se noi non facciamo politiche di sviluppo concrete, si rischia che una gran parte degli stranieri che aspettiamo per l'Expo andrà in Svizzera: atterrando a Zurigo, dormirà in Canton Ticino facendo shopping negli outlet della zona e verrà a Milano, con un treno svizzero, giusto un giro per vedere l'esposizione» prosegue Noci. E allora tanto valeva fare l'Expo direttamente a Chiasso.

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