La lunga agonia del parco nazionale dello Stelvio si è compiuta alla vigilia di Natale con il Decreto Legge approvato dal Consiglio dei Ministri, che affida le competenze gestionali del parco nazionale dello Stelvio alle province autonome di Trento e di Bolzano e alla Regione Lombardia. Di fatto il parco, pur rimanendo formalmente sulla carta come parco nazionale, diventa di fatto un parco interregionale. A nulla sono valse le prese di posizione delle associazioni ambientaliste, fra cui il Touring Club Italiano, al ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare on. Stefania Prestigiacomo per ribadire l'importanza di un parco che custodisce un patrimonio naturalistico e culturale di primaria importanza e di riferimento per l'intera comunità dell'arco alpino e non solo.
 
La vicenda dello smembramento del parco in realtà si trascina da tempo: si era cominciato molti anni fa, nel 1993, con l'introduzione del Consorzio (istituito “al fine di assicurare la gestione unitaria del parco”), un organismo costituito da tre Comitati di gestione non presente negli altri parchi nazionali, ma quest'ultimo atto è decisamente più grave perché mette in pericolo la stessa tutela della biodiversità della riserva. Non a caso il Presidente del Tci Franco Iseppi ha sottolineato come il paesaggio montano e, in particolare, il Parco nazionale dello Stelvio, sia un tassello irrinunciabile del mosaico che compone il patrimonio paesaggistico italiano. Purtroppo il Consiglio dei Ministri approvando il testo che modifica la disciplina del parco, rafforzando il ruolo degli enti locali e affidando loro maggiori responsabilità nella gestione del parco, ha messo a rischio la storia del più grande parco nazionale italiano, istituito nel 1935.
 
La scelta della provincializzazione del parco nazionale dello Stelvio è emblematica e va nella direzione opposta, come ha rilevato Federparchi rispetto a quanto sta succedendo, per esempio, nella vicina Svizzera, patria del federalismo più radicato. A Berna l'ufficio federale per l'Ambiente, per rafforzare le politiche di gestione territoriale e anche su richiesta dei cantoni, sta trasformando diversi parchi regionali in parchi nazionali. Il primo sarà il parco dell'Adula tra i cantoni Grigioni e Ticino. Tutto il contrario che da noi.
 
 
Ora in attesa che il Decreto venga firmato dal Presidente della Repubblica, le associazioni ambientaliste, tra cui il Touring Club Italiano, hanno scritto a Giorgio Napolitano notando che è inaccettabile che “proprio nell'anno in cui si celebra la ricorrenza dell'Unità d'Italia” si riduca a spezzatino un elemento irrinunciabile del paesaggio naturale e culturale del Paese che è anche una tessera fondamentale del Sistema nazionale delle aree naturali protette dell'Arco alpino. La speranza è che il Presidente della Repubblica si adoperi affinché avvenga un’inversione di marcia per quello che appare, oggi, un destino segnato per il parco nazionale.