È stata presentata lunedì 2 maggio, nella sede del Touring Club Italiano a Milano, la ricerca Esportare la dolce vita, curata dal Centro Studi Confindustria e da Prometeia, arrivata quest’anno alla settima edizione. Lo studio, condotto con il contributo di nove associazioni di Confindustria (Anfao, Assica, Assocalzaturifici, Confindustria Alberghi, FederlegnoArredo, Federorafi, Federvini, Sistema Moda Italia e Ucina) analizza le potenzialità di crescita al 2021 delle vendite di prodotti cosiddetti “belli e ben fatti” nei 30 mercati più promettenti per l’Italia.
IL LUSSO ACCESSIBILE MADE IN ITALY
Il “bello e ben fatto” corrisponde a tutta quella produzione made in Italy che, per qualità, ricerca e design, costituisce un affordable luxury, ovvero un bene di lusso “accessibile”, che riscontra all’estero un interesse in crescita costante da parte di un’ampia porzione di popolazione benestante e che spazia dall’alimentare all’arredamento, dall’abbigliamento alle calzature, dall’occhialeria all’oreficeria, dall’hôtellerie alla nautica.
Dalla ricerca emerge che le vendite di prodotti “belli e ben fatti” raggiungeranno i 15 miliardi di euro nel 2021, 4,5 miliardi in più rispetto ai livelli del 2015 (erano 7,6 miliardi nel 2010), con un aumento del 43% in sei anni. Gli Emirati offriranno il maggior contributo alla crescita, seguiti dalla Cina e dalla Russia: nel 2021 i 30 nuovi mercati importeranno dall’Italia quasi quanto fanno oggi Francia e Germania insieme.
                                                                                                                                                                                                         
TCI VALORIZZATORE DI CULTURA E PATRIMONIO

Il direttore generale del Touring Club Italiano, Lamberto Mancini, intervenuto per gli onori di casa, ha sottolineato come il tema della ricerca sia perfettamente in linea con la mission di valorizzazione del Paese che Tci persegue da più di cento anni e che, per certi versi, ha “inventato”.
Il nostro patrimonio (artistico, ambientale ma anche artigianale e del saper fare in generale) è infatti un attrattore straordinario che genera cospicui flussi incoming ma anche export di prodotti ricercati proprio perché condensano i valori dell’italianità. Si tratta di una dinamica risalente nel tempo, testimoniata da alcuni materiali dal vastissimo archivio fotografico Touring scelti per l’occasione che hanno ripercorso la storia del made in Italy di qualità.
TURISMO AL CENTRO DEL FARE IMPRESA
Il turismo, che in questi anni difficili per la nostra economia è riuscito a “tenere” soprattutto per merito dei visitatori internazionali, ha sempre più bisogno di nuovi protagonisti dal mondo delle imprese “altre” perché il turista di domani cercherà servizi e prodotti diversi da quelli di oggi e sarà disposto a spendere per averli: la filiera andrà quindi ricomposta e integrata sfruttando le sinergie con il settore agroalimentare, delle produzioni di qualità (dal design alla moda), delle industrie creative e degli eventi.