Avere quasi centoquindici anni e non dimostarli non è da tutti. Piero Gnudi, ministro del Turismo, dello sport e degli affari regionali, lo sottolinea subito intervenendo al lancio di Touring, il nuovo magazine del Touring Club Italiano, mercoledì 28 marzo presso la sede del Tci a Milano. “Nonostante i suoi quasi 115 anni di storia il Touring Club Italiano dimostra di avere un atteggiamento molto giovanile e il rilancio della sua storica rivista lo certifica”. Ma il rilancio di una rivista da solo non serve se non è tutto il settore turistico a trovare nuovi stimoli per rispondere alle tante sfide. “Il turismo non è solo un asset economico strategico, ma è anche fondamentale per il progresso culturale dell'Italia che del turismo deve fare un punto di forza”. Per questo occorre individuare i problemi del settore e provare a cercare soluzioni.

 

 

 

“L'aumento dei viaggiatori a livello mondiale può creare anche un problema” avverte il ministro. “Dobbiamo considerare che il numero delle persone in viaggio per turismo nei prossimi dieci anni raddoppierà: il rischio concreto è che città come Venezia e Roma scoppino per i troppi arrivi. Allora la sfida e la possibilità è diffondere il turismo su tutto il territorio. Far conoscere ai turisti stranieri l'Italia minore, evitando la congestione delle mete classiche”, sostiene.

 

 

 

Per farlo occorre però rimodulare gli strumenti di promozione e marketing con cui si cerca di vendere il prodotto Italia sui mercati turistici stranieri, fino a oggi affidati alle Regioni. “Dieci, venti anni fa aveva senso la ripartizione delle competenze promozionali come è organizzata ora. Che ogni Regione si promuovesse da sé funzionava perché ci si rivolgeva principalmente a un pubblico europeo che aveva idea di dove fossero fisicamente le diverse regioni” spiega Gnudi. “Oggi la competizione è globale. Se dieci anni fa il 25% del mercato turistico era originato da Stati Uniti e Germania, questa percentuale è destinata a scendere a meno del 10% nel giro di dieci anni. Mentre emergeranno mercati come la Cina e l'India, Paesi che dieci anni fa non erano neanche contemplati. A questi però non possiamo rivolgerci in ordine sparso, regione per regione. In Cina non sanno neanche dove stia l'Italia. Bisogna dunque cambiare approccio e promuovere il prodotto Italia, all'interno della più grande destinazione Europa. Per questo è necessario coordinare le attività delle diverse regioni e agire globalmente”.

 

 

 

Cambiato l'approccio di marketing serve però lavorare sulla qualità dell'accoglienza, perché non si verifichino più i casi di truffe ai turisti raccontati dalla stampa negli ultimi mesi. “La qualità dell'accoglienza in Italia è un problema reale. Bisogna rendersi conto che oggi quel che funziona è il passaparola, che avviene soprattutto su Internet. Un passaparola che funziona sia in negativo che in positivo” sottolinea il ministro. “Se tratto male il turista dopo poco tutti lo sanno. Bisogna dunque educare gli operatori e renderli consapevoli che un torto che loro fanno a un turista è un danno di immagine per il Paese intero. Per questo vogliamo promuovere una campagna pubblicitaria “L'Italia siamo noi”, per far capire che gli atti del singolo influiscono su tutti noi”. Ma Gnudi non nasconde che ci siano altri problemi per il settore turistico italiano. “Certo ci sono anche problemi strutturali: gli hotel sono vecchi e piccoli, molti operatori non sono sufficientemente preparati e le lingue straniere non sono diffuse come dovrebbero. Ma questi sono problemi che si risolvono solo nel lungo periodo, non certo in un giorno”.