“Il mare gelato mi si presentò ne più ne meno come la nostra pianura lombarda o veneta, quando è coperta dalla neve, ma senza le piante. A 15 chilometri dalla costa un grosso vapore era preso nel ghiaccio. Come mi sarebbe piaciuto vederlo da vicino. Detto, fatto. Sul mare gelato la bicicletta andava come un olio: liscio ma bolloso, il ghiaccio non era sdrucciolevole, o ben poco. Lo dissi io: una vera banchina di strada lombarda!”. La distesa cristallina che si apre alla vista è niente meno che il Mar Baltico, e l’intrepido ciclista che l’attraversa su una vecchia carcassa tubolare di 20 chili o più si chiama Luigi Vittorio Bertarelli, colonna portante e grande animatore del Touring Club dal 1894 al 1926.

È una fotografia in bianco e nero quella scattata ieri da Albano Marcarini, presidente di Comodo e moderatore dei talk show tematici che accompagnano la Carovana ciclistica Milano-Roma. Un ritratto del "signor Touring",che trae le mosse dalle sue memorie di migrante nella Germania del 1895. E che prende forma nelle testimonianze della terza conversazione, svoltasi all’Ippodromo di Firenze, 1906 - Luigi Vittorio Bertarelli e la scoperta della bicicletta.

“Nato nel 1859. Padre emigrato in America per motivi politici. Lui stesso va a lavorare in Prussia come tornitore, prima di ereditare a Milano una fabbrica di candele”, ricorda Marcarini. Un industriale col pallino della bicicletta: un hobby prima, un’autentica passione poi, che diventerà presto anche un lavoro. “Bertarelli intuisce molte cose in più dei suoi contemporanei. Ad esempio, come si vende un prodotto”. Il prodotto è il Touring Club che si affaccia a un nuovo mercato: quello della neonata borghesia italiana, che per la prima volta dispone di risorse per il tempo libero. Vende spazi sulla rivista mensile del sodalizio e pubblicità per le grandi marche di bici e di auto, testandone personalmente tutti gli articoli. “Ingegnere mancato, Luigi Vittorio era un trascinatore dall’entusiasmo contagioso, appassionato della vita e curioso di tutto, oltre che un uomo estremamente pignolo”, racconta il bis nipote, Carlo Severgnini. “Frequentava gli alberghi in incognito, annotando su un taccuino ogni dettaglio: la piega dei tovaglioli, la stiratura delle federe, lo stato delle camere, la luminosità delle finestre… Poi pubblicava tutto sulla rivista del Touring. Non prima, però, di aver lasciato, a beneficio degli albergatori, garbati ma puntualissimi post-it sulla qualità della struttura ricettiva e dell’ospitalità”.

Con Bertarelli nasce in Italia il meccanismo editoriale del collezionabile. Ogni iscritto al Tci riceve una quota di preziose pubblicazioni omaggio, che contribuiscono alla fidelizzazione dei lettori: 1902 – Guida delle Strade di grande comunicazione; 1904 – Guida itinerario dell’Italia, tiratura 400mila copie e oltre un milione di profili altimetrici. “Protagonisti di questa gigantesca macchina editoriale sono gli stessi soci, coinvolti nell’apporto di contributi, indagini sul campo, sopralluoghi”, dice Adriano Agnati, storico dirigente del Touring. “Fu lui a lanciare fra gli iscritti la prima grande inchiesta sugli errori di toponomastica presenti nella carta d’Italia: grazie alle segnalazioni dei lettori, ne emersero 17mila. Un meccanismo partecipativo che precede di quasi un secolo le dinamiche dei moderni social network e delle varie community on-line”.

Grande editore, grande speleologo (a lui si deve, per esempio, la fama di cui godono oggi le Grotte di Postumia), il signor Touring è stato anche un grande urbanista. Ne è convinto Giuseppe De Luca, docente presso la facoltà di Architettura dell’ateneo fiorentino e, da maggio, segretario generale dell’Istituto nazionale di urbanistica. “Nel 1932, l’Italia aveva 20.720 chilometri di strade e solo poco più del 5 per cento erano asfaltate o semi-asfaltate. L’intuizione di Bertarelli è stata quella di porre il tema della viabilità al centro dell’attività editoriale e di ricerca. Per comprenderne la portata, basterebbe confrontare la prima Guida rossa del Touring dedicata alle strade con l’edizione attuale”.

E, se di infrastrutture si discute, la parola passa a Giampiero Gallo, consigliere speciale del sindaco di Firenze per la mobilità ciclistica. “L’attuale giunta fa oggi i conti con l’eredità di una rete dedicata alle due ruote molto malmessa”, dice. “Che entro la fine del mandato ci proponiamo di rinnovare e completare. Per dimensioni, il centro storico della nostra città potrebbe tranquillamente essere girato a piedi, soprattutto dai visitatori. Ma riteniamo di dover promuovere un diverso tipo di turismo, quello che riscopre nella lentezza dei pedali il valore aggiunto. L’auspicio è che le iniziative di carattere agonistico, promosse in vista dei mondiali del 2013, vivano in rapporto di sostanziale continuità con quelle dedicate al cicloturismo”.

Incalzato da Paolo Pellegrini, giornalista de La Nazione, sulla mancanza di un lavoro di rete fra comuni e istituzioni locali per integrare i percorsi ciclabili con cartellonistica e informazioni adeguate, Gallo risponde: “È vero, mancano itinerari attrezzati e ben segnalati. Stupisce però che in Toscana il settore del turismo su due ruote sia presidiato da associazioni soprattutto straniere. Occorre fare squadra insieme: comuni, province e realtà del territorio”.

Da un grande cicloamatore del passato, a una grande campionessa del presente, Edita Pucinskaite, unica donna a vantare nel suo palmares 98 vittorie, tra cui un Giro d’Italia, un Tour de France e un Campionato del mondo, ringrazia dai microfoni del talk show la comitiva dei 24, accolti all’ingresso di Firenze da una rappresentanza dell'Unione Ciclistica Empolese e accompagnanti fino al traguardo dell’Ippodromo. “Grazie a iniziative come quella del Touring, lo sport sulle due ruote riscopre la sua dimensione più bella, quella dell’incontro fra persone che condividono un valore. Come è stato fra di noi: non ci conoscevamo e ci siamo accolti gli uni gli altri, da buoni amici”.

Dopo la partenza da Bologna, che ha visto la partecipazione a sorpresa del presidente Romano Prodi, fino al bivio di Barbarolo; dopo le faticose salite lungo i passi della Futa e della Raticosa; dopo l’incontro con Edita Pucinskaite, la giornata si conclude al talk show con un’altra piacevole e inattesa presenza: “E’ sempre più difficile nello sport scoprirsi compagni di viaggio”, ha detto Alfredo Martini, storico nome del ciclismo su strada. “Abbiamo vissuto un ciclismo epico, quello di Coppi, 350 chilometri a tappa, migliaia di fun assiepati lungo i percorsi. Con questa vostra festa sui pedali, voi dimostrate che può essere ancora così, dimostrate che è ancora possibile incontrarsi attraverso la bicicletta. Magari senza l’assillo della classifica”.

La frase del giorno: “Guardando voi pedalare, mi scopro a commettere uno dei sette peccati capitali: muoio di invidia”. Paolo Pellegrini, giornalista de La Nazione.