Nella località omonima, un caratteristico villaggio ‘religioso’ sorto nel XVII-XVIII secolo e composto dalle muristènes o cumbessìas, le basse casupole un tempo abitate solo in occasione delle novene in onore del Cristo Salvatore, cui è dedicata la chiesetta centrale. Dall’interno dell’edificio di culto, tradizionale architettura campestre ad aula rettangolare, una scala scende all’ipogeo di S. Salvatore, santuario pagano di origine nuragica riferibile al culto delle acque. Parzialmente scavato nella roccia, presenta un aspetto dovuto a un intervento di ricostruzione dell’inizio del IV secolo; sugli intonaci si notano figurazioni di divinità del pantheon romano (Ercole, Venere, Mar te, Eros, una musa), corse di carri, scene gladiatorie e immagini di navi. Il villaggio, oggi molto frequentato durante la stagione turistica, negli anni Sessanta del secolo scorso era così isolato e solitario che fu più volte utilizzato come set per le riprese di film del genere ‘western all’italiana’, che trovavano altri ideali scenari nei circostanti paesaggi desertici del Sinis.