Nel piccolo agglomerato di Zuri, costruito nel 1922-23 per accogliere gli abitanti del vecchio villaggio omonimo sommerso dalle acque del lago Omodeo, è stato ricomposto, con gli stessi conci in trachite rossa e secondo le forme originarie, questo gioiello del romanico sardo, di ascendenze lombarde con tendenze gotiche. Come dice un’iscrizione sulla facciata, la fabbrica fu realizzata nel 1291, sotto il regno di Mariano II d’Arborèa, da Anselmo da Como, lo stesso architetto al quale si attribuisce S. Pietro di Bosa. L’edificio ebbe nel ’300 il rifacimento dell’abside, di stile gotico catalano, e agli inizi del ’500, in occasione della costruzione del campanile a vela su arcate, della parte superiore della facciata. Fra i vari rilievi che ornano la chiesa si può osservare, all’esterno, una serie di piccoli personaggi che portano in capo sa berrita, il floscio copricapo che i pastori usavano fino a cent’anni fa, e si tengono per mano: è probabilmente una raffigurazione della popolare danza tradizionale sarda detta «ballo tondo».