Eretto alla fine dell’anno Mille e “appoggiato” su uno sperone di roccia che domina la valle, svolgeva funzione difensiva ma anche spirituale, a proteggere i martiri orientali Vittore e Corona. Le sue atmosfere sono una riuscita fusione di suggestioni bizantine e romaniche, visibili nella pianta a croce greca, nelle architetture sobrie e maestose, nei colori degli affreschi e nei dettagli decorativi. Cuore spirituale del santuario è il martyrium, che custodisce l’arca con le spoglie dei due santi ed è circondato da uno splendido loggiato. Cuore artistico è, invece, il ciclo di affreschi che decora l’interno, realizzato tra il XII e il XVI secolo e uno dei più interessanti di tutto l’Alto Veneto. Gli artisti che hanno dato vita a questa complessa “Bibbia dei poveri” sono riferibili alla scuola di Giotto, di Tommaso da Modena e di Vitale da Bologna e incantano con l’intensità dei colori e della narrazione. Catturano l’attenzione anche un pregevole sacrario scolpito e un’antica cattedra di pietra, il chiostro del XV secolo, con i suoi loggiati affrescati, e le tre scalinate che conducono alla chiesa (una ottocentesca, molto scenografica, una antistante il portale e un’ultima appena entrati nell’atrio). Il santuario si raggiunge in auto, fermandosi a pochi passi, oppure a piedi, lasciando l’auto nel vicinissimo paesino di Anzù e seguendo la strada carrozzabile o il cosiddetto “sentiero dei capitelli”, che procede nel bosco ed è disseminato proprio da alcuni capitelli legati alla devozione popolare dei locali.