Di questo importante centro costiero dell’antichità sappiamo che la fondazione, a opera dei fenici, è da collocarsi tra il IX e l’VIII secolo a.C. e il passaggio sotto il controllo cartaginese sul finire del VI. Sappiamo anche che durante il periodo romano aveva lo status di municipium, mentre numerosi miliari testimoniano l’importanza della città soprattutto fra II e III secolo d.C., epoca alla quale risale la maggior parte delle strutture ora visibili. Verosimilmente le scorrerie dei vandali e le incursioni di pirati arabi provocarono il rapido decadere di Nora, seguito dal suo abbandono (attorno al VII secolo). La visita al Parco archeologico, splendidamente situato sulla piccola penisola del capo di Pula, consente di vedere i resti di alcuni edifici tipici della città romana ma, soprattutto, una ricca e originale testimonianza di mosaici, tra i più importanti della Sardegna, caratterizzati dall’uso pressoché esclusivo dei colori bianco, nero e ocra. Passerelle di legno sono state predisposte per consentire la visita alle persone con disabilità. Immediatamente a sinistra dell’ingresso all’area vi sono alcuni ruderi di un edificio termale. Si incontra poi la grande piazza del Foro pavimentata in andesite, così come tutta la rete viaria. Vicino alla piazza si conserva un tempio con un pronao di sei colonne e altare, grande cella e piccolo penetrale. Continuando sul tracciato viario si trova uno degli edifici meglio conservati, il teatro, datato fra l’epoca di Traiano e quella di Adriano: sotto il palcoscenico, originariamente in legno, rimangono dei grandi dolii, forse destinati ad amplificare i suoni. Ben conservati i resti delle Terme a mare, che presentano sui lati nord ed est due porticati da cui si accedeva all’interno. Un altro resto importante è il complesso di Esculapio, dedicato alla divinità salutifera, con una grande terrazza mosaicata databile al IV secolo: forse qui si celebrava il rito dell’incubazione, per ottenere dal dio i rimedi ai mali da cui i devoti erano afflitti. Oltre alle Piccole terme e alle Terme centrali, si segnala quanto resta del cosiddetto tempio di Tanìt, cartaginese, da cui la vista spazia sull’area degli scavi. Gli edifici residenziali sono costituiti da agglomerati di piccole case con uno o due vani, ma anche da abitazioni signorili delle quali la meglio conservata è la casa dell’atrio tetrastilo, preziosa testimonianza del tipo di abitazione patrizia separata dal centro urbano vero e proprio. Vi sono preservati in gran parte i mosaici pavimentali; notevole in particolare quello con Nereide su centauro marino.