Ospitato all’interno dello splendido palazzo ideato dall’architetto razionalista Mario Labò, grazie allo straordinario patrimonio artistico (circa 20.000 le opere conservate) costituito sul finire del XIX secolo dall’incisore genovese Edoardo Chiossone, è uno dei punti di eccellenza della città a livello internazionale. L’allestimento illustra i principali fenomeni della storia della cultura artistica del Giappone e i suoi rapporti con l’Asia orientale continentale. L’antichità, l’avvento e lo sviluppo del Buddhismo, la civiltà dei samurai, l’evoluzione della metallotecnica e delle arti applicate nel periodo Edo (1600-1868) sono presentati per classi tematiche e tecniche all’interno dell’ampio salone e delle cinque gallerie a sbalzo sovrastanti. Il percorso espositivo, corredato da apparati didattici, accoglie sculture e suppellettili liturgiche buddhiste, oggetti archeologici, bronzi, monete, lacche, porcellane, smalti, maschere teatrali, armature e armi, strumenti musicali, tessuti, costumi, complementi d’abbigliamento e preziose raccolte di pitture, stampe policrome Ukiyo-e e libri illustrati dei secoli XVII-XIX, apprezzati e conosciuti in tutto il mondo. Tra i pezzi più significativi la scultura in bronzo Kwan-on dalle undici teste, risalente all’epoca Genroku (1688-1704) e scampata alla campagna iconoclasta del tardo ’800; la campana rituale bronzea, i corredi tombali principeschi del periodo Kofun o “delle grandi sepolture” (sec. I a.C.- I d.C.) e l’Avalokitesvara in bronzo dorato (sec. VII-VIII), forse proveniente dalla Corea (prima galleria, lato mare). Degni di nota anche i due Nio in legno del primo periodo Kamakura (secolo XII-XIII), la settecentesca maschera di Ran-Ryoo, il «Re Drago», impiegata nelle rappresentazioni del teatro Bugaku e, nella ricca sezione d’arte applicata, una coppia di vasi cilindrici a smalti (fiori estivi e autunnali, farfalle e libellule) in porcellana, eseguiti intorno al 1876 (seconda galleria, lato monte), oltre alle splendide dodici armature complete della tipologia yoroi (secoli XVI-XIX) in mostra nella quinta galleria lato monte. La terza e la quarta galleria, dotate di particolari impianti, accolgono esposizioni temporanee e, a rotazione, le opere più delicate e deperibili delle collezioni (pitture su seta e su carta, xilografie policrome e materiali tessili). Davvero incantevole, dalla grande terrazza prospiciente il museo, la veduta della città antica, con la grigia, luminosa distesa dei tetti d’ardesia, i campanili e le torri medievali sullo sfondo del mar Ligure.<br>Fuori dal museo, si deve a Carlo Barabino (1821), l’urbanista e architetto artefice della Genova ottocentesca, la sistemazione della spianata dell’Acquasola, che poggia sulle antiche mura e si estende da piazza Corvetto al Ponte monumentale. Dai giardini, in passato ingentiliti da numerosi luoghi di ritrovo, ha inizio la passeggiata delle Mura, che segue il primo tratto della cinta innalzata nel ’500: presenza richiamata anche dai nomi delle vie (mura di S. Chiara, mura del Prato, mura delle Cappuccine) che ne accompagnano il percorso. Di fronte ai giardini dell’Acquasola, ha inizio viale IV Novembre: l’eclettica villetta Serra (N. 3) ospita il Museo Biblioteca dell’Attore, dedicato all’arte recitativa dei secoli XIX-XX.