I Savoia, oltre al mestiere delle armi, coltivavano con passione anche la committenza e il collezionismo artistico. Ogni duca o re, ma anche esponenti dei rami cadetti (Eugenio di Savoia-Soissons, i Carignano), contribuì ad arricchire le raccolte dinastiche che andarono a comporre uno dei più importanti patrimoni pittorici nazionali. L'anno successivo la sua ascesa al trono (1832), Carlo Alberto istituì la Galleria Sabauda, prima allestita nella galleria del Beaumont (oggi parte dell'Armeria Reale) e dal 1865 ospitata nel palazzo dell'Accademia delle Scienze. Nel 2006 il Comune ha presentato l'ambizioso progetto di un Polo Reale, destinato a includere Galleria Sabauda, Armeria Reale, Biblioteca Reale, Palazzo Chiablese, Palazzo Reale, Museo di Antichità. La definizione di 'inquilini', tempi e organizzazione dell'Ermitage torinese è tuttavia in costante evoluzione. La disposizione attuale della Galleria è in sette sezioni che, causa la cronica carenza di personale, sono visibili solo a turno. Al primo piano, sono allestite le opere dei maestri piemontesi dal XIV al XVI secolo, tra i quali Guglielmetto Fantini, Macrino d'Alba, Giovanni Martino Spanzotti (Vergine in trono con S. Ubaldo e S. Sebastiano), Defendente Ferrari (S. Ivo che raccoglie le suppliche dei poveri), Gaudenzio Ferrari (Crocifissione), Petrus Monserius (detto anche Grammorseo: Madonna con S. Pietro martire); quindi i dipinti di scuola italiana del '400 e '500 con notevoli esempi della pittura del Beato Angelico, Pollaiolo (L'arcangelo Raffaele e Tobiolo), Filippino Lippi, Bronzino, Bergognone, Giovanni Bellini (Madonna col Bambino), Savoldo (Adorazione dei pastori); infine, la rinomata e folta rappresentanza dei maestri fiamminghi e olandesi, provenienti dalle collezioni del principe Eugenio di Savoia-Soissons, generale dell'esercito imperiale, effigiato in un monumentale ritratto equestre, al centro dei dieci quadri di battaglie che raffigurano le sue imprese militari. In questa sezione si possono ammirare capolavori come Le stigmate di S. Francesco di Jan van Eyck, la Passione di Cristo di Hans Memling e il Ritratto di un vecchio di Rembrandt, oltre a preziosi esempi di pittura barocca di genere (vedute, nature morte e scene di battaglie). Al piano superiore, dapprima i saloni delle collezioni sabaude da Emanuele Filiberto a Carlo Emanuele I (1550-1630), con artisti ancora fiamminghi (Vander Weyden), veneti (Bassano; Veronese, Cena in casa di Simone), lombardi (Cerano, Morazzone), manieristi internazionali (Moncalvo, Guercino, Gentileschi con un'Annunciazione dalle tinte caravaggesche); quindi quelli che ospitano, per il periodo che va dal 1630 al 1730, le raccolte del cardinale Maurizio di Savoia (Albani, Reni, Domenichino), delle due 'madame' reali, Maria Cristina di Francia e Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours (fra cui spicca una fosca Erodiade con la testa del Battista di Francesco Cairo) e dei dipinti ordinati da Vittorio Amedeo II per le residenze reali (Sebastiano Ricci, Susanna davanti a Daniele, Van Wittel, Solimena). Il terzo settore raccoglie le opere commissionate tra i regni di Carlo Emanuele III e di Carlo Felice (1730-1831): molto belle due vedute di Bernardo Bellotto che ritraggono la Torino di allora (Veduta dal lato del giardino reale e Veduta dell'antico ponte sui Po). Chiude il percorso, la collezione di arte antica donata alla Galleria nel 1928 dall'imprenditore e finanziere torinese Riccardo Gualino, esposta in forma di 'casa museo': oltre ai mobili, ai tessuti, all'oreficeria e agli oggetti preziosi, sono da ricordare almeno una tempera su tavola di Duccio di Boninsegna (Madonna in trono col Bambino e due angeli), una Venere e Marte con Cupido del Veronese e una Madonna col Bambino e santi di Taddeo di Bartolo.