Il monastero è in gran parte occupato dalle attività della Fondazione Giorgio Cini, istituzione culturale nata nel 1951 su impulso dell’imprenditore e collezionista Vittorio Cini in memoria del figlio Giorgio, perito in un incidente aereo. Si tratta di uno straordinario contenitore culturale con strutture e servizi per otto istituti e centri di ricerca – in vari ambiti umanistici, dalla letteratura alla storia, dalla storia dell’arte al teatro alla musica – archivi, biblioteche, spazi per mostre d’arte e convegni; tra le notevoli collezioni d’arte, spiccano il patrimonio di disegni antichi e la raccolta di pagine miniate (altra sede della Fondazione è a palazzo Cini a S. Vio). Il recupero per opera della Fondazione – secondo il suo impegno statutario – ha riguardato l’intera isola, le cui strutture, dall’inizio dell’800, furono di volta in volta piegate a usi di prigione politica, caserma, cantiere per aerostati, insediamento militare.<br>La fisionomia del complesso monumentale, come oggi si vede, è frutto di una ricostruzione protrattasi dalla fine del Quattrocento alla metà del Seicento, con interventi di alcuni tra i massimi architetti del tempo. Al luganese Giovanni Buora si deve il progetto del bel chiostro dei Cipressi, realizzato dal figlio Andrea (1513 circa), e il completamento, a partire dal 1494, dell’antico dormitorio dei padri benedettini o Manica lunga (terminato solo nel 1534), con la splendida fuga del lunghissimo corridoio (128 metri), ritmata dalla luce che piove dall’alto; dal 2009, dopo un ripristino funzionale che ha dato vita alla Nuova Manica lunga, è situato qui il cuore del sistema bibliotecario della Fondazione (circa 150.000 volumi, per limitarsi alla storia dell’arte). A disegni e interventi del Palladio sono legati invece l’elegante, primo Chiostro palladiano, iniziato nel 1579, e il grande refettorio o Cenacolo (1560-62), articolato in tre ambienti d’ispirazione classica, in cui si ammira la copia in facsimile delle Nozze di Cana di Paolo Veronese (dipinto qui nel 1562-63, ora al Louvre). Di Baldassarre Longhena sono il monumentale scalone d’accesso al primo piano (1643-45), capolavoro dell’architettura barocca a Venezia, e la Biblioteca (1671) a cavallo dei due chiostri, arredata con le librerie originali intagliate da Franz Pauc su disegno del Longhena stesso.<br>Fuori dal convento, il fabbricato dei magazzini ottocenteschi è stato recuperato come nuovo grande Centro espositivo (2008) della Fondazione.<br>La parte meridionale dell’isola è occupata dal più ampio parco privato della città, fitto di alberi. Vi si trova il Teatro verde, struttura all’aperto di Luigi Vietti e Angelo Scattolin (1951), oggi non utilizzato. Recentemente l’isola si è arricchita del Labirinto Borges, ricostruzione del giardino progettato da Randoll Coate in onore di Jorge Luis Borges e qui replicato (2011), in omaggio al grande scrittore argentino.