Alto quasi 100 m, è il principale riferimento visivo e il più spettacolare belvedere della città. L’edificio – costruito nel XII secolo, probabilmente in luogo di un’antica torre di avvistamento, rimaneggiato a inizio Cinquecento su progetto di Giorgio Spavento e direzione di Bartolomeo Bon – crollò d’improvviso il 14 luglio 1902 e fu velocemente ricostruito, entro il 1912, dov’era e com’era. Ripresero il loro posto anche l’arcangelo Gabriele, girevole sulla cuspide a segnare la direzione dei venti, e la marangona, l’antica campana incaricata di ritmare la giornata dei carpentieri all’Arsenale e – per quasi tre secoli – il confino degli ebrei nel Ghetto. Dalla cella campanaria, su cui si sale in ascensore, si apre un emozionante panorama su Venezia: dalla piazza e dalle cupole della Basilica la vista si allarga a 360 gradi al mare di tetti e di altane della città, bucato da moli e campanili di chiese, e più oltre alla corona di isole della Laguna. La loggetta ai piedi del campanile, ornata di marmi e di bronzi, è raffinata opera di Sansovino (1537-49), sopraelevata nel ’600 con terrazza e balaustra. Ritrovo di nobili, divenne sede del corpo di guardia degli Arsenalotti per le sedute del Maggior Consiglio. Fu travolta nel crollo del 1902 e ricostruita ricomponendo i frammenti originari.