Ricostruita forse da Antonio Scarpagnino (1505-48) in sobrie forme rinascimentali, quasi stretta al ponte sul rio che delimita il campo, la chiesa conserva un eccezionale ciclo di dipinti di Paolo Veronese – affreschi e tele – cui il pittore lavorò a più riprese dal 1555 al 1565. Nell’interno, strutturato dal barco, il coro pensile che si affaccia con statue e balaustre traforate all’unica navata, colpiscono i tre riquadri al soffitto con le storie della regina Ester (Ester condotta dinanzi ad Assuero, Ester incoronata da Assuero, Trionfo di Mardocheo), straordinarie per qualità dei colori e arditezza di scorci e soluzioni prospettiche; sempre del Veronese sono la grande pala dell’altare maggiore raffigurante Madonna in gloria e santi (in cui san Francesco ha il volto di Bernardo Torlioni da Verona, priore dei Gerolamini e committente della decorazione della chiesa) e le due grandi tele laterali con scene di martirio; singolare l’organo, anch’esso disegnato dal Veronese, che ne dipinse gli sportelli e il parapetto con episodi della vita di Gesù. Il lavoro del maestro era cominciato in sagrestia, nel soffitto a scomparti con Incoronazione della Vergine, Evangelisti e putti. In S. Sebastiano, Veronese ebbe sepoltura, davanti alla cappella alla sinistra del presbiterio.<br>Nell’ex convento di S. Sebastiano, oggi sede universitaria, l’elegante sistemazione dell’ingresso è di Carlo Scarpa (1979-80).