Alla differenza di quota dell'antica «Neapolis» corrispondono i gradini che salgono alla chiesa, ricostruita dai Teatini (progetto di Francesco Grimaldi,1609-49) nel sito di un preesistente tempio cristiano del V secolo. Nell'armonioso interno gli stucchi dorati inquadrano un importante ciclo di affreschi, tra i capolavori di Giovanni Lanfranco (1638-46), che si svolge sulla controfacciata, ai lati dei finestroni, nella volta della navata, del transetto e dell'abside e sui pennacchi della cupola. Sugli archi delle cappelle, santi di Francesco Solimena; nella cupola, Paradiso di G. B. Beinaschi. Le cappelle racchiudono una vera e propria pinacoteca del XVII e XVIII secolo. Nel transetto sinistro, l'altare Filomarino venne costruito per volere del cardinale Ascanio Filomarino che, strettamente legato alla corte di Urbano VIII, volle fare a Napoli il manifesto del suo gusto, affidandosi ad artisti e maestranze romane (sculture di Andrea Bolgi, Giuliano Finelli, François Duquesnoy) che operarono seguendo il disegno di Francesco Borromini (1640 circa) e modelli di Guido Reni e Pietro da Cortona per i mosaici. Nel presbiterio, sono sistemati seicenteschi candelabri bronzei del Bolgi e tele di Luca Giordano e del Lanfranco.