Nell'immediato entroterra del golfo omonimo, a metà della costa occidentale della Sardegna, Oristano si colloca all'estremità esterna di una vasta piana alluvionale delimitata a nord dal fiume Tirso e a sud dallo stagno di Santa Giulia, unico superstite di un sistema lagunare. Un entroterra fertile e una realtà costiera favorevole alla pesca hanno fatto sì che il luogo sia stato frequentato fin dalla notte dei tempi. L'insediamento più significativo in età antica è stato Tharros, importante scalo commerciale fenicio situaro sulla penisola del Sinis, che s'allunga verso il centro del golfo. In età bizantina, invece, acquista importanza il sito interno di Aristiane, che nel Medioevo assurse a rango di capoluogo del Giudicato di Arborea, uno dei quattro distretti in cui era divisa amministrativamente l'isola. Nel XIII secolo la fisionomia cittadina era ben delineata entro una cerchia murata, con il Castello, il Palazzo giudicale, la cattedrale di S. Maria Assunta e le chiese conventuali di S. Francesco e S. Chiara. Il periodo d'oro di Oristano dura fino al 1410, dopo di che si apre una parentesi di sostanziale declino sotto il dominio spagnolo. Solo nel 1720, anno di subentro dei Savoia, prende il via un processo di rinnovamento architettonico, prima in forme barocche - notevole, la chiesa del Carmine - e quindi neoclassiche che dato l'impronta finale alla città. Nell'Ottocento prendono il via anche le campagne di scavo, che hanno formato il patrimonio dell'odierno Museo archeologico.