Piccolo scrigno d’arte, è sede del Credito Emiliano, di cui contiene una importante collezione d’arte – visitabile solo su richiesta – ripartita tra pittura emiliana del XVII e XVIII secolo e arte orientale. Si trova all’angolo fra via Emilia S. Pietro e via S. Nicolò, ai civici 2-4. Noto anche come palazzo Guicciardi, dal nome della famiglia che nel XVIII secolo ne commissionò una prima ristrutturazione all’architetto Giovanni Maria Ferraroni, passò in seguito ai conti Spalletti-Trivelli, che lo unirono all’adiacente palazzo già di loro proprietà: inalterato nella facciata settecentesca ma ristrutturato negli interni da Pietro Marchelli secondo canoni tardo-neoclassici, è impreziosito dalle prospettive trompe-l’oeil di Vincenzo Carnevali, notevoli nella grande sala dei ricevimenti, alta 10 m e oggi sede del consiglio d’amministrazione Credem. Distribuita in varie sale è una pregevole collezione di pittura barocca emiliana, una estesa antologia che ha tra le opere di maggior rilievo del Seicento tele di Guido Reni (un “Mosè con le tavole della Legge” dipinto dopo il 1620 con drammatica teatralità e acceso cromatismo, un dolente ed essenziale “Ecce Homo”), di Camillo Procaccini (“La morte della Vergine”), di Alessandro Tiarini (tra cui una “Deposizione” debitrice nel chiaroscuro della lezione di Caravaggio), nature morte di Felice Boselli, una “Sibilla cimmeria” (1638) di Giovan Francesco Barbieri, detto il Guercino, accesa di colore e ricca di sfumature. Per il Settecento, tra gli altri, una arcadica “Scena pastorale” di Giuseppe Maria Crespi, un “Martirio di S. Paolo” di grande ricchezza compositiva di Francesco Monti, gli eleganti soggetti mitologici di Girolamo Donnini (“Euridice morsa dal serpente”, “Morte di Adone”) e quelli di leggerezza arcadica di Ercole Graziani (“Erminia e il pastore”, “Diana ed Endimione”), le scene di caccia di Giovanni Crivelli. La collezione di arte orientale comprende opere cinesi dal periodo neolitico alla dinastia Qing, e altre provenienti dal Tibet, dalla Mongolia, dalla Thailandia, dal Giappone. Nel corso di lavori di ristrutturazione sono emersi alcuni dei resti archeologici più significativi della città romana, che corrispondono all’area principale dell’insediamento urbano con domus repubblicane ed edifici di età imperiale.