Denominato fin dalle carte duecentesche come Maris ’e Pontis, con la sua grande estensione di oltre 2200 ettari è l’ambiente palustre più rilevante della Sardegna e uno dei principali d’Europa. Fino agli anni Settanta del secolo scorso lo stagno, ancora inquadrato in una sorta di sopravvivenza di regime feudale d’uso della laguna, era di proprietà privata e vi si praticava la pesca con caratteristiche barche di giunco, dette in lingua sarda is fassonis, oggi utilizzate solo in qualche manifestazione turistica. Col passaggio del comprensorio lagunare al demanio regionale le modalità di itticoltura sono state tecnologicamente aggiornate e, nel contempo, le esigenze di redditività della pesca si sono più consapevolmente intrecciate con quelle di salvaguardia del prezioso habitat. Canali, dune, canneti, specie anche rare di uccelli compongono un insieme di straordinario interesse paesaggistico e naturalistico. In comunicazione col mare attraverso la peschiera Pontis, non solo ospita molte specie di uccelli acquatici (il fistione turco, che ha qui il più importante luogo di nidificazione d’Italia, il tarabuso, l’airone rosso, la folaga, il pollo sultano), ma è soprattutto ricco di pesci, in particolare spigole, anguille e muggini (questi hanno un ruolo centrale nella gastronomia dell’Oristanese). L’ecosistema lagunare del Sinis comprende, oltre allo stagno di Cabras, anche gli stagni di Sa Màrdini (con la settecentesca peschiera) e di Mìstras, regno di gabbiani e fenicotteri, nell’area antistante Tharros; più a nord, lo stagno di Sale ’e Porcus è un’oasi permanente di protezione faunistica, mentre quello di Is Benas accoglie nelle sue acque salmastre il caniottu, un’orata di piccola taglia e di profumata squisitezza.