«Tra tutte le meravigliose residenze di piacere, in cui Sua Altezza Reale il duca di Savoia si reca abitualmente per ristorarsi dalle fatiche, la più importante e meritevole di essere visitata è quella che viene chiamata Venaria Reale, distante più di tre miglia da Torino. Fu il duca Carlo Emanuele II che le diede questa nome, perché riteneva che quella fosse una zona in cui si sarebbe potuta praticare la caccia secondo lo stile del re». Così nel 1682 il Theatrum Sabaudiae, la monumentale opera a stampa che in 142 tavole illustrava a tutta Europa la magnificenza presente e futura delle residenze e dei possedimenti sabaudi, descriveva la reggia che sorge pochi chilometri a nord della città. Venaria Reale fu la Versailles sabauda. Non era soltanto una semplice reggia, concepita per la caccia, per grandi balli e per scenografici ricevimenti, di cui il vasto stuolo di cortigiani era al contempo protagonista e spettatore delle rituali messe in scena, ma era un vero complesso architettonico-urbanistico che si costituiva in una sorta di insediamento satellite della città stessa. Insieme alla costruzione della reggia venne pianificata la realizzazione di un borgo, dei giardini e infine del grande parco della Mandria, all'interno del quale si trovano un'altra palazzina reale e un borgo.