È una sorta di appartata – e non turistica – appendice di Burano, da cui si arriva per un ponte di legno. Appartengono alla memoria la Majorbum, città maggiore, di Marziale, luogo d’ozi per i romani di Altino, così come la densa struttura urbana che si mantenne fino al ’700, ricca di chiese e conventi. Oggi l’insediamento è rado – a eccezione di un piccolo quartiere popolare (Giancarlo De Carlo, 1987) sul canale verso Burano – con campi e orti sparsi. Lungo fondamenta S. Caterina si segue il perimetro nord-occidentale dell’isola. L’area murata al primo angolo è occupata dal piacevole spazio verde, in parte pubblico, della tenuta agricola Scarpa-Volo, con edifici rurali ripristinati, prati e peschiera; un’interessante iniziativa turistico-enologica vi ha portato al recupero della storica vigna (Venissa) e all’apertura di un ristorante e di un ostello; l’isolato campanile è quello di una chiesa demolita nell’800. Lungo il canale tra Mazzorbo e la verde isola di Mazzorbetto – disabitata e coltivata a orti – due palazzetti gotici sull’altra riva testimoniano un passato di luogo di delizie (il bianco ridotto austriaco, del 1838, è da tempo assegnato agli scout). All’estremità della fondamenta – affacciata sul canale percorso un tempo dagli zatterieri che portavano a Venezia il legname fatto scendere sul Sile – si trova la chiesa di S. Caterina, di sobrie linee romanico-gotiche, piccolo gioiello lagunare già parte di un antico convento benedettino (a tenerla aperta, e in buono stato, provvedono i residenti).