La conca di Paularo appare sovrastata dalle cime dolomitiche dei monti Sérnio, Tersàdia e Zermula. In questi luoghi, abitati dai tempi più remoti, gli scavi hanno portato alla luce utensili in selce del paleolitico medio (40.000 anni fa) e, a Misincìnis, una necropoli con più di cento tombe datate tra il VII e il I secolo a.C.
In età romana la conca di Paularo era un pascolo cui salivano le mandrie dalla valle del But e, nel periodo veneziano, i boschi della zona erano riserve di legname per le costruzioni navali. Dell’epoca veneziana, relativamente prospera, restano gli eleganti palazzi del paese: il palazzo Calice Screm (1591), considerato il prototipo della casa carnica, con porticato e logge sovrapposte, e il settecentesco palazzo Linussio Fabiani. La chiesa di S. Vito, con pronao neoclassico, è ornata da affreschi di Antonio Schiavi (1765).
Nella frazione Diérico la chiesa di S. Maria Maggiore ha un altare ligneo di Antonio Tironi (1522) e affreschi di Giulio Urbanis (1598).
Dedicato agli strumenti musicali è La Mozartina, nella settecentesca casa Scala di Paularo: fra i pezzi antichi che conserva spicca un organo positivo del Seicento.
Fra le tante escursioni possibili si segnalano l’ascesa (4 ore) dal versante settentrionale al Tersàdia (m 1961) e gli itinerari nelle zone della casera Ramaz (m 971), del passo del Cason di Lanza (m 1552) e del monte
Dimon (m 2046).
A monte della conca di Paularo, il torrente Chiarsò scava una profondissima gola, la forra de Las Callas: il grandioso esempio di erosione fluviale, con pareti calcaree alte quasi 200 m, è visibile da un sentiero inciso nella roccia.