È un altopiano con colli, prati, boschi, abitati di garbata architettura montanina, che s'alza tra il Tà lvera e l'Isarco. Da Bolzano, che è subito ai suoi piedi, vi si passava per i traffici con la Germania, quando ancora non esisteva la strada nella gola del fiume; oggi vi si sale d'estate per godere del clima fresco, d'inverno per lo sci. Entusiasmante il panorama di montagne in distanza: il Làtemar, il Catinaccio, lo Scìliar. Tipiche del Renon sono le piramidi di terra, formazioni geologiche che sono, assieme ai calanchi dell'Appennino, l'esempio classico che i testi di geografia usano per spiegare il fenomeno dell'erosione da acque piovane. Se ne trovano in molte parti d'Italia, ma quelle del Renon sono probabilmente le più conosciute. Al termine dell'ultima era glaciale i ghiacciai si ritirarono, lasciando, soprattutto in corrispondenza dei loro margini, enormi depositi di detriti. Si trattava di materiali relativamente recenti e quindi poco compatti, facilmente dilavati dall'acqua piovana a meno che non fossero protetti da oggetti più solidi: a fare da ombrelli bastavano massi di roccia, che consentivano, al di sotto, la formazione di strani pinnacoli. Quando la colonna di detriti, assottigliandosi, non reggeva più il masso 'protettore' e rimaneva scoperta, veniva a mano a mano erosa e scompariva. Cominciava però a formarsene un'altra sotto il masso caduto, e così via, fino ad 'esaurimento' del materiale morenico. Sul Renon le piramidi di terra sono presenti in molti punti; quelle che si possono vedere più da vicino si trovano nei dintorni di Soprabolzano e di Longomoso. Le piramidi del rio Rivellone, all'Assunta, hanno colorazione rosso brunastra perché composte da sedimenti ricchi di porfido.