Scenografie tipicamente europee e angoli di sapore arabo si fondono tra le vie della seconda capitale dell'Egitto (el-Iskandariya). Una città che non ha perso nulla del carattere cosmopolita del passato, quando era aperta ai traffici con le Indie, al cristianesimo, a sapienti, filosofi e artisti che con il loro contributo hanno fatto di Alessandria uno dei centri più all'avanguardia del mondo antico.
Ma sono le atmosfere mediterranee a catturare lungo le sue strade, oggi, come al tempo degli scrittori E.M. Forster e Lawrence Durrell. Anche il poeta greco Kostandínos Kaváfis, nato ad Alessandria nel 1863, rimase sempre innamorato della sua città, dedicandole oltre 150 poesie. E così Ungaretti, nato qui nel 1888, che ne parla come della “terra della mia infanzia, della mia adolescenza, della mia nostalgia”.
E oggi Alessandria continua a incantare con la sua bellezza un po' malinconica anche chi letterato non è, ma riesce a trovare la magia e la poesia nelle sue piazze raccolte, nei suoi giardini, nei corridoi silenziosi della Bibliotheca Alexandrina, con la sua futuristica forma che ricorda il sole che sorge dal mare e i suoi manoscritti antichi, negli inebrianti vicoli arabeggianti del mercato dei Profumi e nel quartiere turco, percorrendo viuzze strette, dove affacciano balconi sporgenti e moschee.
Ma oltre che per quello che si vede, la bella Alessandria affascina anche per il ricordo di ciò che non c'è più. Come il famosissimo faro, una delle sette meraviglie del mondo antico, o per l'antica Biblioteca, depositaria della scienza, della filosofia e del sapere, andata distrutta nel rogo del 48 a.C., o per la leggenda che racconta che la nascita della città sia frutto di un sogno di Alessandro Magno, la cui tomba, peraltro, è ancora uno dei misteri che affligge storici e archeologi.