Sede del Comune di Genova dal 1848, fu edificato tra il 1565 e il 1579. Balzano subito all’occhio le straordinarie dimensioni della fronte, dalla lunghezza tre volte superiore a quella degli altri palazzi, segno tangibile della potenza del committente Nicolò Grimaldi, principale creditore del sovrano spagnolo Filippo II. Furono Domenico e Giovanni Ponzello a ideare lo scenario di scala, introduzione a un cortile colonnato con scalone a due rampe per il loggiato superiore. Alla decorazione dei prospetti, già esaltati dal gioco di marmi bianchi, pietra rosa e lastre d’ardesia, partecipò anche Taddeo Carlone, cui si deve l’imponente portale. Nel 1596 il palazzo passò ai Doria, che l’anno successivo avviarono la costruzione delle logge laterali e la sistemazione del giardino. Ulteriori interventi si ebbero nel 1820 – con l’aggiunta della torretta dell’orologio – e nel 1960-65, con la realizzazione, sul fianco della collina di Castelletto, del palazzo degli Uffici progettato da Franco Albini e Franca Helg.<br>La prima parte del percorso museale, dedicata alla cultura figurativa dal XVI al XVIII secolo, accoglie una vera e propria serie di capolavori: le tele di Gregorio De Ferrari, inconsapevole anticipatore della pittura rococò, quelle più tempestose e satiriche di Alessandro Magnasco, il cui Trattenimento in un giardino di Albaro è concordemente riconosciuto come uno dei dipinti più significativi del Settecento europeo, fino allo spazio dove è collocato un esempio tra i più alti della produzione scultorea di Antonio Canova: la Maddalena penitente che l’artista realizzò a partire dal 1790.<br>Le successive sale offrono l’occasione di approfondire i diversi aspetti della storia e della cultura dell’antica Repubblica genovese: il mondo dei traffici e della finanza, rappresentato dalla raccolta di monete, quello della vita quotidiana e dei mestieri a essa legati, con l’importante nucleo di pesi e misure, e quello delle arti decorative destinate ad arredare le dimore nobiliari, con la sala dedicata agli arazzi seicenteschi in filo d’oro e d’argento e, soprattutto, con la raccolta delle ceramiche di Genova, Savona e Albisola, che documenta questa celebre produzione dal ’500 e l’inizio del ’600 (monocromia bianco-blu con delicati decori di stile orientalizzante) alle opere barocche fino alle squisite creazioni rocaille che reinterpretano modelli francesi. A questo patrimonio si aggiunge l’enorme corredo degli antichi vasi da farmacia dei due ospedali genovesi di Pammatone e degli Incurabili, una fra le più importanti raccolte europee di ceramiche apotecarie. Accanto alle sale di rappresentanza finora riservate al sindaco si trova infine la sala Paganiniana, dedicata ai cimeli e al Guarneri del Gesù, il celeberrimo violino appartenuto a Nicolò Paganini.