Lungo tutto il lato settentrionale delle mura sono ancora visibili i segni di un rimaneggiamento avviato a partire dagli ultimi decenni del XIX secolo, che le ha trasformate, con opere di livellamento e piantumazione, in giardino e passeggio pubblico. La trasformazione esplicita l’avvenuto esaurimento della funzione, non solo simbolica, delle mura quale elemento di gerarchizzazione fra mondo urbano e società contadina e soddisfa altresì, in linea coi programmi delle amministrazioni liberali progressiste e dei successivi blocchi popolari, l’urgenza di aprire e espandere la città, di adattarla alle esigenze di modernizzazione civile imposte dall’incremento delle iniziative e dei traffici. Si vedano in tal senso i varchi aperti fra la fine del XIX secolo e gli anni Trenta: di S. Bartolomeo in corrispondenza della via Manzoni, importante asse di attraversamento, da nord a est, della città, su cui si innestano numerose vie di penetrazione verso il centro; dei Filippini, che consente di puntare direttamente, per piazza S. Vito, al cuore della città; il varco Bona per distribuire i traffici a ovest verso borgo Cavour e a est verso il Duomo e il Calmaggiore; il varco Caccianiga, importante per qualificare il lungo asse delle vie Caccianiga, S. Liberale, D’Annunzio e Diaz, sul quale, a levante, s’impostano i lavori di ammodernamento e riorganizzazione della città condotti dall’inizio del Novecento. Oggi come allora, i grandi e spessi muraglioni, segnati dalla cordonatura in pietra d’Istria, con le poderose fiancate inclinate gettate a scarpata nelle acque, offrono l’occasione di una passeggiata lungo il perimetro esterno per prati e giardini attrezzati, o in quota, lungo il ghiaioso viale alberato di ippocastani di fine Ottocento. Da qui si possono ammirare diverse, suggestive e romantiche sistemazioni d’acqua e vegetazione: poco oltre la nuova porta Manzoni, il gioco di verde e acqua che s’intreccia fra i due rami esterni del Botteniga in direzione levante; poco più in là, al ponte di fra’ Giocondo, l’ingresso del Botteniga in città, che si suddivide nei tre rami del Cagnàn, dei Buranelli e della Roggia.