Al centro della piazza si erge l'obelisco Siccardi a ricordo dell'entrata in vigore, nel 1850, della legge Siccardi (dal nome del ministro guardasigilli del governo Cavour), che aboliva nel Regno sabaudo di Carlo Alberto il tribunale ecclesiastico e le immunità del clero, mettendo così in atto il principio della “Libera Chiesa in libero Stato”. Nelle fondamenta dell'obelisco vennero sepolti, a futura memoria e per sottolineare l'identità municipale, alcuni oggetti tipicamente torinesi, tra cui dei grissini, una bottiglia di Barbera e una copia della Gazzetta del Popolo, la gloriosa testata fondata solo due anni prima. Intorno alla piazza sorgono alcuni dei più bei palazzi nobiliari del centro. Sulla sinistra, con le spalle a via Corte d'Appello e rivolti verso l'imbocco di via del Carmine, è il palazzo Saluzzo Paesana, di Gian Giacomo Plantery (1715-20), concepito coerentemente al disegno urbanistico di piazza Savoia. Tre ordini in facciata e avancorpo delimitato da lesene nel quale si apre l'ingresso (via della Consolata, N. 1 bis) attraverso il quale si accede al maestoso atrio e quindi all'ampio cortile con doppio loggiato su due lati, pezzo forte dell'intera costruzione. Sempre su piazza Savoia affaccia il retro del palazzo Falletti di Barolo, al quale si accede da via delle Orfane N. 7. È uno dei più raffinati palazzi nobiliari della città. In via della Consolata N. 3 si accede a palazzo Martini di Cigala, progettato da Juvarra (1716).