Edificato sul vertice dell'antica acropoli nell'XI-XII secolo, fu devastato da un incendio nel 1629 e completamente ricostruito nel 1640-80; della struttura originaria rimane solo il poderoso campanile dodecagonale (1050). La facciata, rovinata da un terremoto, venne rifatta nel 1887. All'ingresso (a destra) la colonnetta romanica dove secondo la leggenda santa Firmina, patrona di Amelia, sarebbe stata legata per subire il martirio. L'interno è a croce latina e navata unica. I due stendardi, ai lati dell'ingresso della seconda cappella destra, sono di origine turca, conquistati nella battaglia di Candia; nell'interno della cappella, i sepolcri di Balbo e di Bartolomeo Farrattini di Ippolito Scalza. Nell'oratorio del Sacramento, due tele di Niccolò Circignani e Ultima cena di Giovan Francesco Perini (1538); nel presbiterio, affreschi agiografici di Luigi Fontana dedicati ai protettori della città, le cui reliquie sono conservate sotto l'altare del 1648. Nel braccio sinistro del transetto una tavola del Maestro dell'Assunta (Vergine assunta), che viene esposta in maggio e a ferragosto. Da qui si può accedere alla cappella del coro d'inverno, con Crocifisso ligneo del XVI secolo; dopo la dispersione delle parti architettoniche e di alcuni bassorilievi, è stato ricomposto nella prima cappella sinistra il sepolcro del vescovo Giovanni Geraldini (1476).