Nella Colombatti Cavazzini, ristrutturata su progetto di Gae Aulenti, è visibile la collezione comunale di arte contemporanea italiana. Impostata sul fondo donato nel 1983 da Maria Luisa e Sante Astaldi, collezionisti e figure di spicco nell’arte e nella cultura romana del secondo dopoguerra, la cospicua collezione offre una significativa rassegna dell’arte del Novecento italiano attraverso le opere dei suoi maggiori autori: Severini, Sironi, Rosai, Morandi, Campigli, Arturo Martini, Scipione, Mafai, Pirandello, Guttuso, con particolare rilievo alla pittura metafisica, ben rappresentata dai quadri di De Chirico e di Savinio. Oltre alle eccellenze menzionate, un’ampia parte della collezione documenta il panorama dell’arte italiana dalla fine dell’Ottocento fino ai giorni nostri: ad artisti come Gemito, Nomellini, Carena, Carrà, Casorati, Fontana, Vedova, Santomaso, Capogrossi, Scanavino, si affiancano firme venete (Ciardi, Nono, Milesi, Alberto Viani) e friulane (Davanzo, Crali, Spazzapan, Pittino, Modotto, Filipponi, Zigaina). Inoltre, sono esposte anche alcune opere di artisti americani, esponenti dell’action painting, della pop e della minimal art, tra cui Willem De Kooning, Roy Lichtenstein, Frank Stella, Sol LeWitt, frutto di un lascito fatto all’indomani del terremoto del 1976.<br>Un rilievo speciale nel patrimonio museale è riservato ai fratelli udinesi Basaldella: Dino, Mirko e Afro, protagonisti della stagione internazionale dell’arte figurativa. Di particolare interesse è un ciclo di affreschi di Afro, il cui effetto coloristico è una geniale reinterpretazione novecentesca della tradizione pittorica veneta del Rinascimento, dal Veronese al Tintoretto: tra gli altri temi spicca la grande Mappa del Friuli, dove all’indicazione liberamente raffigurata dei luoghi geografici si associa la resa narrativa di episodi storici. Il ciclo di affreschi di Basaldella venne realizzato nel corso degli ammodernamenti che, secondo canoni razionalisti, vennero apportati negli anni ‘30 del Novecento allo storico palazzo.<br>A testimonianza delle sue antiche fondazioni, l’ultimo restauro, invece, ha lasciato a vista alcuni sorprendenti ritrovamenti, tra cui un deposito di vasellame protostorico, databile alla seconda metà dell’VIII sec a.C.) e una vasca-cisterna del ‘500.